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    Due truffe alla 488: Beni per 10 mln sequestrati dalla Finanza a Lamezia

     

     

    Due truffe alla 488: Beni per 10 mln sequestrati dalla Finanza a Lamezia, arrestato imprenditore

    30 giu 11 La Guardia di finanza ha eseguito a Lamezia Terme due operazioni per il contrasto all'usura ed al riciclaggio dei relativi proventi e alle truffe con la legge 488 nell'utilizzo di fondi comunitari. Nell'ambito della prima operazione sono stati sequestrati beni per dieci milioni di euro in Italia ed all'estero. Quattro le persone indagate. I capitali accumulati attraverso il riciclaggio e le truffe venivano reinvestiti con l'acquisto di immobili in varie parti del mondo. Nella seconda operazione sono stati sequestrati beni e società per decine di milioni di euro ad un imprenditore di cui non è stata resa nota l'identità e per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. L'accusa nei suoi confronti è di truffa per violazione delle legge 488 e illecito utilizzo dei fondi Por. L'imprenditore, in particolare, aveva chiesto la concessione di fondi comunitari per la costruzione di due impianti che, in realtà, secondo l'accusa, non sono mai stati realizzati e di un albergo che, invece, è stato costruito.

    Sequestrate società a San marino. Una vista mozzafiato della skyline di Miami e delle sue spiagge sull' Oceano Atlantico: è quella che si può godere dai due appartamenti sequestrati dal Gico della guardia di finanza di Catanzaro insieme allo Scico di Roma in uno dei più noti grattacieli della città della Florida, l'Icon progettato dal famoso designer francese Philippe Starck. Oltre a questo, i finanzieri, nell'ambito dell'operazione "Easy money 2" hanno sequestrato anche due società operanti, rispettivamente, nel settore del noleggio auto ed in quello dei preziosi, situate nella Repubblica di San Marino, oltre ad appartamenti a Roma, Milano e Vibo Valentia, quote societarie, magazzini e conti correnti, per un valore complessivo di dieci milioni di euro. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal gip di Lamezia Terme, Carlo Fontanazza, su richiesta del procuratore Salvatore Vitello, a conclusione di un'attività che si riconnette all'operazione "Easy money" de 2009 che portò all' arresto di 11 persone per usura aggravata dal metodo mafioso, estorsione e tentata truffa aggravata. Le ulteriori indagini sono state finalizzate a ricostruire i flussi finanziari per accertare la destinazione dei proventi dell'usura. Ciò ha portato alla denuncia, nell'ottobre scorso, di tre persone per riciclaggio e tentato riciclaggio. I tre, originari della provincia di Vibo Valentia, erano intestatari di conti correnti sui quali venivano fatti transitare gli assegni provento di usura per far confluire il denaro nel circuito finanziario legale. L'indagini è stata portata avanti con intercettazioni telefoniche i cui risultati sono stati incrociati con complessi accertamenti economico-finanziari. I finanzieri sono così giunti ai due appartamenti a Miami, il cui possesso è stato confermato da una rogatoria internazionale. In particolare, i finanzieri hanno individuato i bonifici per l'acquisto degli appartamenti ed intercettato le mail con le quali l'amministrazione del grattacielo richiedeva agli indagati il pagamento delle spese condominiali.

    Appartamento in grattacielo a New York. Un appartamento in un lussuoso grattacielo di Miami (Stati Uniti), oltre ad immobili a Roma e Milano ed una società operante a San Marino: sono i beni sequestrati stamani dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Catanzaro e dello Scico di Roma, nel corso di un'inchiesta condotta dalla Procura di Lamezia Terme su un giro di riciclaggio di proventi derivanti dall'usura. I sequestri costituiscono la prosecuzione di un'inchiesta che nel 2009 portò ad alcuni arresti per usura aggravata dalle modalità mafiose, estorsione e tentata truffa. Successivamente, nel 2010 ci furono alcune denunce per riciclaggio. Secondo quanto emerso dalle indagini della guardia di finanza, i proventi dell'usura venivano reinvestiti in beni immobili, con l'acquisto di lussuosi appartamenti in varie regioni ed anche all'estero, come nel caso dell'abitazione nel grattacielo a Miami.

    Aveva chiesto contributi europei e regionali per oltre 18 milioni, sette dei quali percepiti, per la realizzazione di un albergo e di due impianti fotovoltaici per altre due sue aziende, ma degli impianti non è stata trovata traccia. Per questo un imprenditore di Lamezia Terme, Luigi Maria Mazzei, è stato arrestato e posto ai domiciliari al termine di un'indagine condotta dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Catanzaro e coordinata dalla Procura di Lamezia, che ha portato alla luce una truffa milionaria. I finanzieri hanno anche sequestrato tre aziende dell'imprenditore, il Temesa Hotel di Nocera Terinese, la Cofain Srl e la Iveco Srl, per un valore di 30 milioni di euro ed hanno notificato un provvedimento di obbligo di dimora a uno dei soci di una delle aziende. Altre 13 persone sono indagate in stato di libertà con l'accusa, a vario titolo, di truffa, falso ideologico, emissione di fatture per operazioni inesistenti, malversazione e bancarotta fraudolenta, mentre tre società sono state segnalate per responsabilità dei propri amministratori. Dalle indagini è emerso che l'imprenditore, grazie ad una rete di relazioni con aziende in varie parti d'Italia, aveva realizzato un complesso sistema di frode. Per ottenere i finanziamenti veniva realizzata documentazione falsa con fatture per operazioni inesistenti, per dimostrare agli enti erogatori l'esistenza di costi di realizzazione delle opere finanziate. Inoltre è emerso che l'apporto di capitali propri dell'imprenditore era solo fittizio dal momento che i fondi ottenuti venivano poi trasferiti sui conti personali per dimostrare una liquidità economica. L'imprenditore, inoltre, si é rivolto a due società olandesi, che secondo l'accusa esistevano solo sulla carta, allo scopo di esportare i capitali all'estero. Nel corso delle indagini, i finanzieri hanno effettuato 15 verifiche fiscali accertando 11 milioni di costi indeducibili, due milioni di ricavi non dichiarati, altri due milioni di Iva dovuta e hanno scoperto 31 lavoratori in nero.

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