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    Blitz dei ROS contro la ndrangheta infiltrata a Roma: 2 arresti, 17 indagati

     

     

    Blitz dei ROS contro la ndrangheta infiltrata a Roma: 2 arresti, 17 indagati. Sequestrate aziende

    14 giu 11 Nel luglio 2009 i sigilli erano stati messi al 'Cafe' de Paris', in via Veneto, negli anni della Dolce Vita meta fissa di star del cinema e paparazzi, e a una decina di altri bar e ristoranti del centro storico di Roma, tra cui il sofisticato 'George's' in via Marche: un sequestro per un totale di 200 milioni di euro, secondo gli inquirenti frutto degli affari criminali della 'ndrangheta. Oggi, nell'ambito della stessa indagine, altri due bar sequestrati e, soprattutto, due arresti di personaggi-chiave della cosca Alvaro, della quale i carabinieri del Ros hanno documentato "l'elevato livello di penetrazione nel tessuto economico capitolino". L'operazione è scattata all'alba, quando i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale e quelli del comando provinciale - in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma, su richiesta della Procura distrettuale antimafia - hanno arrestato Vincenzo Alvaro e Damiano Villari, entrambi per "intestazione fittizia di beni" con l'aggravante mafiosa. La stessa accusa contestata a 17 indagati a piede libero, oggetto di perquisizioni. Secondo gli investigatori, i provvedimenti cautelari hanno colpito una costola laziale della cosca 'ndranghetista degli Alvaro, originaria dei comuni di Sinopoli e Cosoleto (Reggio Calabria), dedita al riciclaggio dei capitali illeciti attraverso l'acquisizione di attività commerciali su Roma. In particolare, Vincenzo Alvaro è figlio di Nicola, 84 anni, detto 'Beccauso', ritenuto capo cosca del 'locale' di Cosoleto, mentre Villari (al quale era peraltro intestato all'epoca il Caffé de Paris) è considerato dagli investigatori un 'soggetto di elevato spessore delinquenziale'', in stretto raccordo con la cosca, "nonostante i suoi tentativi di celare tali rapporti". L'indagine 'Rilancio', avviata dal Ros nel 2007, ha "documentato - sottolineano gli investigatori - l'elevato livello di penetrazione raggiunto dalla cosca Alvaro nel tessuto economico capitolino attraverso l'acquisizione di numerose attività commerciali e imprenditoriali con capitali illeciti e ha individuato la fitta rete di prestanome, ben 27, utilizzati per aggirare le possibili iniziative giudiziarie". La stessa indagine aveva già portato, nel 2009, all'arresto di 12 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata all'introduzione in Europa di "ingenti quantitativi di merce contraffatta proveniente dal Vietnam", con il sequestro della società di import-export "M.C.S.-Mediterranean Container Service Shipping s.r.l.", attiva nel porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria). Sempre nel 2009 venne sequestrato, su disposizione del tribunale di Reggio Calabria, l'intero patrimonio immobiliare e le numerose attività commerciali nella disponibilità di Vincenzo Alvaro, tra cui, appunto, "i noti ristoranti 'Cafe' de Paris' e 'George's', tuttora sotto sequestro e gestiti da un amministratore giudiziario". Un sequestro, per un valore complessivo di 200 milioni, che però, secondo gli inquirenti, non ha fermato l'attività delinquenziale in questione, tanto che Alvaro avrebbe acquistato nuove attività commerciali intestandole a soggetti di comodo "al fine - spiegano i carabinieri - di occultarne la reale titolarità e 'oscurare' la sua presenza nella Capitale". Si tratta, in particolare, dei due bar sequestrati oggi a Roma: 'Il Naturista', in via Salaria 121, e 'Pedone', in via Ponzio Comino 74, per un valore superiore ai due milioni di euro.

    Prestanome della 'ndrangheta - attivi a Roma e utilizzati dalle cosche per ''penetrare nel tessuto economico" della città - nel mirino dei carabinieri del Ros: due le persone arrestate per "intestazione fittizia di beni", con l'aggravante delle finalità mafiose, e 17 le perquisizioni a carico di altrettanti indagati a piede libero per gli stessi reati. Nell'ambito dell'operazione, denominata 'Rilancio', sono state sequestrate nella capitale anche due attività commerciali, per un valore di due milioni di euro, che si aggiungono ad un precedente sequestro preventivo eseguito nel corso dell'indagine per un valore superiore ai 200 milioni di euro. Le due ordinanze di custodia cautelare, disposte dal gip su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, sono state eseguite nelle prime ore di questa mattina, contestualmente alle perquisizioni. I provvedimenti, si apprende in ambienti investigativi, colpiscono una costola laziale della cosca 'ndranghetista degli Alvaro, originaria dei comuni di Sinopoli e Cosoleto (Reggio Calabria), dedita al riciclaggio dei capitali illeciti attraverso l'acquisizione di attività commerciali su Roma. Nel corso delle indagini del Ros è stato documentato quello che gli investigatori definiscono "l'elevato livello di penetrazione raggiunto dalla cosca nel tessuto economico capitolino" ed è stata ricostruita "l'intera rete dei prestanome utilizzati per aggirare le possibili iniziative giudiziarie sul fronte patrimoniale".

    Coinvolta cosca Alvaro di Sinopoli. Prestanome della 'ndrangheta attivi a Roma e utilizzati dalle cosche per ''penetrare nel tessuto economico" della città sono stati individuati dai carabinieri del Ros che hanno arrestato due persone per intestazione fittizia di beni con l'aggravante delle finalità mafiose. Diciassette le perquisizioni a carico di altrettanti indagati. Nel corso dell'operazione sono state sequestrate a Roma due attività commerciali per un valore di 2 milioni di euro. I provvedimenti colpiscono una costola laziale degli Alvaro di Sinopoli.

    Nel 2009 fu sequestrato Cafè de paris. I due arrestati nell'ambito dell'Operazione 'Rilancio' del Ros sono Vincenzo Alvaro e Damiano Villari, entrambi accusati di intestazione fittizia di beni con l'aggravante mafiosa: il primo, in particolare, è figlio di Nicola Alvaro, 84 anni, detto 'Beccauso' e ritenuto capo cosca del 'locale' di Cosoleto, mentre Villari è considerato dagli investigatori un 'soggetto di elevato spessore delinquenziale'', in stretto raccordo con la cosca Alvaro, "nonostante i suoi tentativi di celare tali rapporti". L'indagine 'Rilancio', avviata dal Ros nel 2007, ha "documentato - sottolineano gli investigatori - l'elevato livello di penetrazione raggiunto dalla cosca Alvaro nel tessuto economico capitolino attraverso l'acquisizione di numerose attività commerciali e imprenditoriali con capitali illeciti e ha individuato la fitta rete di prestanome, ben 27, utilizzati per aggirare le possibili iniziative giudiziarie". La stessa indagine aveva già portato, nel 2009, all'arresto di 12 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata all'introduzione in Europa di "ingenti quantitativi di merce contraffatta proveniente dal Vietnam", con il sequestro della società di import-export "M.C.S.-Mediterranean Container Service Shipping s.r.l.", attiva nel porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria). Sempre nel 2009 venne sequestrato, su disposizione del tribunale di Reggio Calabria, l'intero patrimonio immobiliare e le numerose attività commerciali nella disponibilità di Vincenzo Alvaro, "alcune delle quali di gran pregio - annotano gli investigatori - come i noti ristoranti 'Cafe' de Paris' e 'George's', tuttora sotto sequestro e gestiti da un amministratore giudiziario, per un valore di circa 200 milioni di euro". Un sequestro che però, secondo gli inquirenti, non ha fermato l'attività delinquenziale in questione, tanto che Alvaro avrebbe acquistato nuove attività commerciali intestandole a soggetti di comodo "al fine - spiegano i carabinieri - di occultarne la reale titolarità e 'oscurare' la sua presenza nella Capitale". Si tratta, in particolare, dei due esercizi sequestrati oggi a Roma: il bar 'Il Naturista', in via Salaria 121, e il bar 'Pedone', in via Ponzio Comino 74, per un valore superiore ai due milioni di euro. Anche per gli intestatari fittizi dei due due bar, indagati a piede libero, era stato chiesto l'arresto, ma il gip non ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari.

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