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    CGIL Vibo smorza la polemica su ex segretaria "Accentrava troppo"

     

     

    CGIL Vibo smorza la polemica su ex segretaria "Accentrava troppo"

    02 apr 11 Il comitato direttivo della Cgil di Vibo Valentia, in una nota, esclude che la sfiducia dell'ex segretaria, Donatella Bruni, sia stata decisa per la sua relazione con un dirigente della Uil e sostiene che le motivazioni sono politiche considerato il "modo di agire dell'ex segretaria generale che, forte del larghissimo consenso ricevuto in sede congressuale, ha ritenuto di poter decidere ed agire senza il coinvolgimento del gruppo dirigente". Il Presidente del comitato direttivo della Camera del Lavoro territoriale della Cgil di Vibo Valentia, Francesco Pugliese, ha evidenziato che "l'atto di sfiducia si fonda su ragioni di ordine politico e attiene alle modalità di conduzione della Camera del lavoro che è stata retta dalla Bruni per ben quattro anni, dopo una lunga militanza che l'ha vista prima segretaria generale della Flc per due interi mandati e successivamente componente della segreteria confederale per oltre un quinquennio". "In questo lunghissimo periodo - ha aggiunto - in cui la Bruni è stata dirigente della Cgil, la stessa non ha mai evidenziato questioni inerenti a lavoro nero, situazione debitoria e assunzioni familistiche che attenessero a comportamenti, atti, decisioni o ad altro, posti in essere da singoli o dall'intero gruppo dirigente". Pugliese, infine, ha ribadito che la "critica mossa alla Bruni riguarda la sua visione dell'organizzazione e le modalità con le quali ha svolto il suo ruolo, accentrando sulla sua persona tutte le funzioni senza nulla concedere al dialogo e alla partecipazione".

    Questo il testo integrale della nota:

    Non esiste nessuna connessione tra le scelte personali di Donatella Bruni di avere una relazione sentimentale con il segretario provinciale della Uil e l’atto di sfiducia, nei suoi riguardi, votato dall’84% del gruppo dirigente della Camera del Lavoro di Vibo Valentia. Le relazioni sentimentali che attengono alla sfera personale non hanno, ovviamente, mai impedito od ostacolato l’esercizio del ruolo di direzione all’interno di una organizzazione come la CGIL che da sempre rispetta i diritti d’ogni singolo individuo, uomo o donna che sia. Nell’esercizio delle sue funzioni e indipendentemente dai suoi legami sentimentali, la Bruni ha sempre assunto le sue decisioni politiche in assoluta autonomia. E’ esistito ed esisterà sempre in CGIL, sulle questioni personali, il massimo di libertà e di rispetto verso ogni persona. E’ indubbio che le problematiche individuali non sono mai state strumentalizzate o piegate al fine d’una lotta politica interna: questo in ragione del profilo etico, ideale e politico della nostra organizzazione. E’ inaccettabile, perciò, che vengano inventati presunti oscurantismi e valutazioni sulle questioni di carattere personale per sfuggire alle ragioni della sfiducia votata a così larga maggioranza dal direttivo della Camera del Lavoro. Queste argomentazioni vengono utilizzate al solo scopo di gettare discredito e di colpire la CGIL e la sua Segretaria Generale, Susanna Camusso. L’atto di sfiducia si fonda su ragioni d’ordine politico e attiene alle modalità di conduzione della Camera del Lavoro che è stata retta dalla Bruni per ben quattro anni, da novembre 2007 a marzo del 2011, dopo una lunga militanza che l’ha vista, prima, segretaria generale della FLC per due interi mandati e, successivamente, componente della segreteria confederale per oltre un quinquennio. In questo lunghissimo periodo in cui la Bruni è stata dirigente della CGIL ai massimi livelli, la stessa non ha mai evidenziato questioni inerenti a lavoro nero, situazione debitoria e assunzioni familistiche che attenessero a comportamenti, atti, decisioni o ad altro, posti in essere da singoli o dall’intero gruppo dirigente, censurabili sotto il profilo politico e a norma di statuto. Se i fatti da Lei denunciati a mezzo stampa fossero stati veri, la Segretaria della CGIL, Donatella Bruni, aveva il dovere di affrontarli e risolverli senza esitazione. Il comportamento assunto getta, invece, un’ombra pesante sul suo modo di dirigere la Camera del Lavoro di Vibo Valentia e sulla sua autorevolezza. La discussione politica e organizzativa sulle questioni interne ed esterne alla CGIL hanno sempre avuto una dimensione ordinaria e normale, tant’è che al congresso della Camera del Lavoro del 2 e 3 marzo 2010, la Bruni tracciava un’immagine idilliaca dei rapporti, delle relazioni e delle problematiche del territorio senza formulare alcun addebito al gruppo dirigente. La segretaria affermava, infatti, testualmente nella sua relazione: “ci sono stati momenti davvero emozionanti in tutti i congressi svolti, prova che non un gruppo di freddi burocrati guida questa Organizzazione, quanto una squadra di sindacalisti dotati della necessaria passione e tensione ideale”. Continuava, dicendo “permettetemi ora una considerazione più strettamente personale: poco più di due anni fa sono stata eletta segretaria generale, e provenendo da una esperienza sindacale limitata, ero consapevole del difficile compito che mi attendeva. In quella occasione il comitato direttivo mi ha indicata come nuovo responsabile della struttura, scommettendo su di me, a tutti loro va il mio ringraziamento, non tanto per la scelta adottata, ma soprattutto per il modo con cui sono stata accolta che, vi assicuro, mi è stato di grande aiuto”. Questo è il modo in cui la Bruni è stata accolta, queste erano le frasi e gli attestati che lei ha riservato, un anno fa, all’intero gruppo dirigente della CGIL di Vibo Valentia. Quel gruppo dirigente non è cambiato. Quello che è cambiato, è il modo di essere e di agire dell’ex segretaria generale in questo ultimo anno che, forte del larghissimo consenso ricevuto in sede congressuale, ha ritenuto di poter decidere ed agire senza il pieno coinvolgimento del gruppo dirigente. La critica mossa alla Bruni riguarda, infatti, la sua visione dell’organizzazione e le modalità con le quali ha svolto il suo ruolo, accentrando sulla sua persona, tutte le funzioni senza nulla concedere al dialogo e alla partecipazione. Quest’atteggiamento ha sostanzialmente determinato, nel tempo, lo svuotamento del ruolo e delle funzioni dell’insieme delle categorie sindacali presenti nella CGIL. Questa condotta politica ha indebolito l’azione delle categorie, del sistema dei servizi, snaturando il ruolo della stessa Confederazione Generale. Un modo di fare e di concepire il proprio ruolo che stava generando una crisi senza precedenti dalla quale sarebbe stato impossibile uscire. A nulla sono valsi i numerosi segnali d’allarme lanciati nei mesi scorsi. La CGIL di Vibo Valentia non ha bisogno di una pratica sindacale mediatica ma d’una gestione collegiale e condivisa che punti alla utilizzazione e valorizzazione dell’insieme delle sue risorse umane e alla presenza dell’organizzazione e delle categorie nelle vertenze e nelle problematicità di un territorio disastrato sotto il profilo economico e sociale, un territorio aggredito quotidianamente dalla azione della ndrangheta e dalla massoneria, da sempre presenti sul territorio e che operano in modo trasversale nella società vibonese, impedendole di crescere e di progredire. Non è tollerabile, per la storia e la natura della nostra organizzazione, che qualcuno accampi contro di essa, impunemente ed in modo strumentale, argomenti relativi a collusioni o ad atteggiamenti di para-mafiosità: queste sono logiche che non ci appartengono e che abbiamo da sempre avversato e contrastato a viso aperto. Chi ha cercato di diffamare la CGIL a mezzo stampa per colpirne l’immagine e la dignità se ne dovrà assumere le responsabilità penali e civili. Sia chiaro che questo gruppo dirigente che ha dimostrato, anche nell’ultimo comitato direttivo, grande senso di responsabilità, sviluppando una discussione che si è conclusa con un voto libero e democratico praticato alla luce del sole e in presenza di tutta la stampa locale, non si lascerà certo intimidire ed irretire da alcuno. Desta, infatti, gravi dubbi e preoccupazione, la presenza, durante i lavori dell’ultimo Comitato direttivo, di un gruppo di persone non iscritte alla CGIL. La CGIL continuerà a sviluppare con forza e determinazione un’azione sindacale diretta alla tutela dell’interesse generale delle nostre comunità e dell’intero mondo del lavoro che continuano a guardare alla nostra organizzazione con sentimenti di fiducia e di speranza. Saranno questi i presupposti politici che animeranno la discussione, a partire dal prossimo comitato direttivo convocato non solo per avviare la procedura per l’elezione del nuovo Segretario Generale ma per preparare lo sciopero generale e la manifestazione pubblica del 6 maggio prossimo contro l’azione del governo nazionale che sta producendo seri danni al Paese e alla Calabria. Una riunione, quella del Comitato direttivo, volta ad attivare le assemblee nei comparti produttivi per coinvolgere i lavoratori e le lavoratrici dell’intera provincia nella discussione relativa alla piattaforma rivendicativa nazionale della CGIL. Piattaforma che ha come centralità il lavoro, il fisco, il welfare, le pensioni e la democrazia, e che vede impegnato, in questo percorso, l’intero gruppo dirigente.

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