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Consumi in stallo in 17 regioni su 20. La Calabria maglia nera
Consumi in stallo in 17 regioni su 20. La Calabria maglia nera. Crisi o recessione? 29 ago 11 "La debolezza dei consumi a livello pro capite, complice il biennio di crisi 2008-2009, lascia prevedere un rallentamento generalizzato dell'uscita dalla crisi tanto che, a fine 2011, ben 17 regioni su 20 rischiano di registrare un livello di consumi inferiore a quello del 2000". E' quanto rileva un'indagine della Confcommercio, che evidenzia i ritardi del Sud. Su 20 Regioni italiane, la dinamica dei consumi pro-capite indica che solo Friuli, Molise e Basilicata segnano livelli di consumi superiori a quelli di 11 anni fa. Il contributo del Sud in termini di consumi rispetto al totale nazionale è passato dal 27,2% del 2007 al 26,6% del 2011 -spiega Confcommercio- mentre sono positive le dinamiche delle regioni settentrionali con quote in costante aumento sia nel Nord-Est (dal 21,8% al 22,2%) che nel Nord-Ovest (dal 30,1% al 30,6%). E' il risultato principale che emerge dallo "Aggiornamento delle analisi e delle previsioni dei consumi delle famiglie nelle regioni italiane" elaborato dall'Ufficio Studi di Confcommercio. Entrando nel dettaglio dello studio, si scopre che a livello di singole Regioni, nel 2009 tutte fanno registrare una contrazione dei consumi in termini reali con picchi in Calabria (-4,2%), Puglia (-3,6%), Sicilia (-3,2%) e Campania (-3%), mentre nel 2010 solo il Nord-Est ha recuperato i livelli di consumo pre-crisi; in ogni caso, la debolezza dei consumi a livello pro capite, complice il biennio di crisi 2008-2009, lascia prevedere un rallentamento generalizzato dell'uscita dalla crisi tanto che, a fine 2011, ben 17 regioni su 20 rischiano di registrare un livello di consumi inferiore a quello del 2000. Mentre in una prospettiva di più lungo periodo, nel 2017, il Mezzogiorno avrà acuito il suo ritardo con una continua riduzione della spesa per consumi rispetto al totale nazionale. In ogni caso, a livello generale l'indagine segnala che le famiglie stanno tentando di recuperare i livelli di consumo persi nel biennio recessivo, anche se le previsioni per il 2011 sull'intero territorio restano modeste con un +0,8%. Il documento di ConfCommercio 1. Introduzione Le dinamiche dei consumi, che hanno visto le regioni del Mezzogiorno risentire in misura più significativa e prolungata della crisi, evidenziano con chiarezza i divari territoriali presenti nel Paese, divari che si acuiscono se si guarda ai dati per abitante. 2. I consumi nelle regioni italiane Il fenomeno rispecchia, oltre alle dinamiche registrate dalla spesa delle famiglie nelle diverse macroaree, anche gli effetti dei fenomeni demografici (fig. 2). Tra il 1995 ed il 2011 è, infatti, diminuita in modo significativo la quota della popolazione residente nel Mezzogiorno. Tale tendenza riflette sia una crescente presenza degli stranieri residenti nel Centro-nord sia la ripresa dei flussi migratori interni da Sud a Nord. Quest’ultimo fenomeno ha determinato, tra il 1955 ed il 2008, un saldo negativo tra iscrizioni e cancellazioni della popolazione residente nel Mezzogiorno pari ad oltre 4 milioni , con la verosimile conseguenza di spostare le migliori competenze e abilità dal Mezzogiorno al resto dell’Italia e di ridurre il potenziale di sviluppo dell’area. Dopo la recessione del biennio 2008-2009, che ha colpito in modo significativo tutto il territorio nazionale, assumendo toni particolarmente accentuati nel Sud, la riduzione della domanda per consumi proprio nel Mezzogiorno si è protratta, secondo le nostre stime, anche nel 2010 (tab. 1). Le regioni hanno risposto alla crisi in modo disomogeneo, nei tempi e nelle dimensioni della reazione. In molte regioni del Mezzogiorno, la dinamica recessiva dei consumi, che aveva già assunto toni abbastanza marcati nel 2008, si è accentuata nel 2009, comportando, almeno in media, situazioni di profondo disagio specialmente in Sicilia, Campania e Molise. Considerando i consumi reali rapportati alla popolazione, emerge come la loro dinamica sia da troppo tempo troppo esigua (tab. 2). Posti pari a 100, per ciascuna regione, i consumi per abitante nel 1995, si rileva come complessivamente nel 2007 questo indicatore sia aumentato di poco meno di 14 punti percentuali, un risultato quasi completamente acquisito nella seconda parte degli anni ’90. Infatti, tra il 2000 e il 2007, la crescita dei consumi pro capite è praticamente nulla (l’indice per l’Italia passa da 112,7 a 113,8, con una variazione dell’1% cumulato su sette anni). Tra le regioni del Sud, solo Molise e Basilicata, riducono il gap rispetto alla spesa media pro capite complessiva. Il consumo pro capite è sempre massimo in Valle d’Aosta, anche per l’effetto statistico dell’inclusione dei turismi attivi. Il minore consumo medio si registra in Campania, regione che vede il gap rispetto alla media ampliarsi anche negli anni recenti. 3. Estrapolazione delle tendenze attuali Allo stesso modo sono state proiettate le tendenze attuali della variazione della popolazione residente regione per regione, smussando gli andamenti più dinamici osservati in alcune aree del Nord e portando a zero il tasso di decremento sperimentato negli anni recenti sia nel Molise sia nella Basilicata. Ciò permette di avere dinamiche del tutto neutrali e conservative della popolazione a cui vengono rapportati i consumi reali. La tab. 4 riassume i risultati di questo semplice esercizio meccanico (che non può essere in alcun modo considerato una previsione ma soltanto l’estensione al futuro di ciò che sta accadendo in questi ultimi anni). Questo esercizio non ha altro significato se non quello di sottolineare che in assenza di un mutamento di rotta nelle dinamiche economiche territoriali non è verosimile ipotizzare una spinta alla crescita da parte delle regioni del Sud, le quali, per la combinazione di ragioni demografiche ed economiche, verrebbero ulteriormente marginalizzate.
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del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto |