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    Operazione antibracconaggio del Corpo Forestale sul Pollino

     

     

    Operazione antibracconaggio del Corpo Forestale sul Pollino

    13 ott 10 Questa mattina è scattata una operazione antibracconaggio del Copro Forestale dello Stato denominata “Aper in Cavea” (cinghiale in gabbia). Decine gli agenti impegnati che hanno posto sotto sequestro una area di circa sei ettari recintata nel comune di S.Agata d’Esaro dove al suo interno veniva svolta una attività di allevamento abusivo di cinghiali con annesse gabbie per cattura. In particolare gli uomini del Comando Stazione Forestale dello Stato di San Sosti ed altro Personale CFS, coordinati dal Vice Questore Aggiunto Forestale Dr. Francesco Alberti, Coordinatore Territoriale per l’Ambiente di Rotonda (PZ), sono intervenuti in località “Follorito-Frassi” a ridosso del Parco Nazionale del Pollino nel territorio del comune di Sant’Agata di Esaro, per accertare una consistente detenzione di fauna selvatica nella fattispecie cinghiali catturati per mezzo di trappole non consentite dalla legge sulla caccia e rinchiusi all’interno di una recinzione realizzata con rete metallica L’operazione è scattata alle prime luci dell’alba quando è stata scoperta una prima trappola autoscattante tipo gabbia realizzata artigianalmente con rete elettrosaldata e fornita di due porte in corrispondenza di un’area recintata; Questo tipo di trappola, di cui sono state ritrovate alcune esternamente la recinzione ed altre all’interno, servivano per attirare i cinghiali tramite pasturazioni oppure dalla presenza di esemplari di femmine di cinghiali già presenti all’interno del recinto; quindi, il singolo cinghiale, una volta attirato all’interno della trappola-gabbia, tramite il posizionamento di un meccanismo posto alla base della stessa, al minimo urto faceva chiudere la porta a ghigliottina e l’ungulato rimaneva intrappolato e pronto ad essere introdotto all’interno del recinto tramite l’apertura della seconda porta. Sul posto prontamente sono intervenute altre pattuglie CFS oltre l’intervento del veterinario pubblico dell’ASP di Cosenza al fine di verificare lo stato dei cinghiali sottratti alla loro abitudine che ha disposto per tali animali ( circa una trentina) il vincolo sanitario in attesa di poter procedere alla loro cattura e annessa profilassi. L’area boschiva , in gran parte di proprietà della Regione Calabria. Per la detenzione dei cinghiali rinvenuti, non era stata acquisita alcuna autorizzazione in merito sia amministrativa e sia sanitaria pertanto, tale attività veniva eseguita illecitamente. Il personale del CFS ha provveduto al sequestro dell’area, delle gabbie, dei manufatti (altane) usati per la cattura e degli animali ritrovati all’interno del recinto. Per tali reati, violazioni della legge sulla caccia,danneggiamento del bosco, maltrattamento di animali,occupazione abusiva di suolo pubblico demaniale ed in ultimo furto aggravato di fauna selvatica quale bene indisponibile dello Stato è stato deferito un uomo del luogo.

     

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