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    Fondazione Betania prevede 50 licenziamenti

     

     

    Fondazione Betania prevede 50 licenziamenti

    29 apr 10 "Stiamo parlando di una Fondazione, cioé di una persona giuridica di diritto privato senza fine di lucro Onlus il cui scopo non è produrre profitti per distribuirli ai soci investitori. Bensì erogare servizi alle persone fragili e sofferenti per far recuperare loro dignità umana e sociale".E' quanto ha detto stamani nel corso di una conferenza stampa il Presidente della Fondazione Betania, don Biagio Amato. "Queste attività - ha aggiunto - vengono svolte in un rapporto organico con il servizio sanitario regionale attraverso il regime degli accreditamenti. E' ovvio che per erogare tali servizi anche la Fondazione deve produrre utili perché deve investire per migliorare le strutture fisiche e le tecnologie ed anche per attività formative del personale. Ed altresì per l'innovazione e lo sviluppo. La Fondazione ha ben 65 anni di vita. Ha strutture assistenziali a Serra San Bruno, Chiaravalle Centrale, Gasperina, Simeri Crichi e Catanzaro, all'interno delle quali ospita ogni giorno, in regime residenziale, semiresidenziale ed ambulatoriale, circa 500 persone anziane con problemi di non autosufficienza, persone con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali e persone che necessitano di prestazioni riabilitative. Per garantire, in modo efficiente, efficace ed economico, le prestazioni sanitarie, socio-sanitarie e sociali operano, a vario titolo, 460 unità lavorative". "La Regione Calabria - don Biagio - proseguito alle strutture private accreditate che operano sul territorio ed erogano servizi socio-sanitari, paga una tariffa omnicomprensiva per ciascuna prestazione. Ogni tariffa è composta da tre voci di costo (validate anche da un'ultima sentenza della Corte dei Conti): costo del personale: che copre il 60% circa della tariffa - costo dei servizi generali: utenza, ammortamenti, qualità, privacy, alimenti, trasporti, assicurazioni, etc: copre il 32% circa della tariffa - il restante 8% dovrebbe essere l'utile di azienda riconosciuto alle strutture private accreditate per i miglioramenti, gli investimenti e per la remunerazione dei capitali investiti. Le tariffe vengono adeguate con tempi così lunghi che non si riesce ad avere agganciata la retta ai dati Istat. Basti pensare che le rette definite nel 1997 sono state adeguate solo nel 2008 e solo del 10%, a fronte di un aumento del costo della vita del 32%. Non solo, ma sia la Regione e sia le Aziende sanitarie provinciali, pagano le contabilità mensili con 9/15 mesi di ritardo. Ciò obbliga le strutture a far ricorso alla banche, con un aggravio dei costi per interessi passivi molto elevato". Don Biagio Amato ha evidenziato inoltre che "negli ultimi tre anni, inoltre, si sta verificando un altro dato molto inquietante. Le Aziende sanitarie provinciali non comprano più tutte le prestazioni che la struttura può erogare ma abbattono, anno dopo anno, i volumi di prestazioni da acquistare. Ciò determina uno squilibrio economico-finanziario all'interno della struttura accreditata. Restano invariati i costi del personale, della gestione strutture fisiche e delle tecnologie a fronte di ricavi che vengono abbattuti anno dopo anno. Per il 2010, per esempio, l'Azienda sanitaria provincia di Catanzaro ha proposto una abbattimento del volume delle prestazioni tra il 20 ed il 25%. Addirittura, sui posti di riabilitazione a ciclo continuativo, ha proposto un abbattimento del 33% dei posti letto. Le conseguenze economico-finanziarie, anche sulla Fondazione, sono evidenti a tutti. La Fondazione, anno dopo anno, si è venuta a trovare con un esubero di personale causato esclusivamente sia da leggi regionali che modificano i requisiti organizzativi e che definiscono rette inadeguate e sia dalle Aziende sanitarie provinciali che abbassano anno dopo anno l'acquisto delle prestazioni". "La fondazione - ha concluso - avrebbe potuto mantenere ancora oggi il comportamento di salvaguardia dei posti di lavoro solo se da parte della Regione si fosse pervenuti ad un risanamento di conti della sanità. Ciò avrebbe permesso anche alla Fondazione di recuperare e di assestare i propri bilanci. Invece, le cose stanno procedendo ancora, purtroppo, sotto il segno della crisi e dello sperpero. L'abbattimento del costo del personale, pertanto, dovrà essere di almeno 1,2 milioni (dall'attuale costo di 12,4 milioni a 11,000 milioni). La Fondazione, nei prossimi mesi, sarà costretta a licenziare circa 50 unità lavorative. Un numero che è destinato a modificarsi verso l'alto qualora l'Azienda sanitaria provinciale dovesse confermare gli abbattimenti delle prestazioni per il 2010

     

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