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Le mani delle cosche sull'A3

 

Le mani delle cosche sugli appalti della A3: 15 arresti, tra cui un sindacalista. Le imprese pagavano tangenti del 3%. Gli arrestati. Intercettazioni

09/07 Le principali cosche della fascia tirrenica reggina e vibonese avevano messo le mani sugli appalti per i lavori di ammodernamento dell' autostrada Salerno-Reggio Calabria sia estorcendo il 3% del valore dei lavori alle imprese aggiudicatarie, sia imponendo il ricorso a società di riferimento per la fornitura di materiale e servizi. Un affare da svariate decine di milioni di euro stroncato dalla squadra mobile di Reggio Calabria, che stamani ha arrestato 15 persone, e dalla Dia, che ha sequestrato cinque società riconducibili a persone legate alle cosche per un valore di 12 milioni di euro. Le famiglie del reggino e del vibonese, di fatto, si erano alleate per la spartizione del denaro proveniente dagli appalti pubblici. E così nell' inchiesta coordinata dalla Dda reggina figurano i nomi dei Mancuso di Limbadi (VIbo Valentia), dei Pesce di Rosarno, dei Piromalli di Gioia Tauro, dei Bellocco di Rosarno. Le cosche, addirittura, decidevano l' assegnazione dei subappalti ancora prima dell' autorizzazione dell'ente appaltante pianificando il tutto in incontri ai massimi livelli a cui partecipava anche il boss latitante Giuseppe Bellocco, cui spettava molto spesso l' ultima parola nel salvaguardare gli equilibri e le influenze territoriali delle cosche. Per le imprese il 3% pagato alla 'ndrangheta costituiva la tassa ''sicurezza cantiere", come veniva chiamata in gergo. A pagare erano tutti: la Condotte spa, la Coop costruttori, la Gepco salc, la Baldassini-Tognozzi, l' associazione temporanea di impresa composta da Sicilsonde, Italgeo, Caramazza, Rindone, costrette da "violenza e minacce - come scrivono i pm della Dda - costituite dagli attentati subiti e dalla condizione di assoggettamento ed omertà che deriva dall' appartenenza all' associazione a delinquere di stampo mafioso". Ogni intervento era stato spezzettato: ai Mancuso, spettava la competenza nel tratto Pizzo Calabro-Serra San Bruno; ai Pesce, il tratto tra Serre e Rosarno, infine, tra Rosarno e Gioia Tauro, ai Piromalli. Tutti, insomma, avevano la loro parte. Le imprese, comunque, conoscevano la regole delle cosche. Dall' inchiesta, coordinata dal pm distrettuale Roberto Di Palma (l' ordinanza è stata cofirmata dal coordinatore della Dda, Salvatore Boemi, e dal pm Nicola Gratteri) emerge, infatti, che le grandi imprese del Nord inviano i loro emissari per mediare con la 'ndrangheta. Tanto che Di Palma, incontrando i giornalisti, ad un certo punto si e' chiesto: "Imprenditori sottoposti ad estorsione o collusi?". Imprese come la Condotte Spa e la Impregilo, ad esempio, avevano insediato nelle loro società, rispettivamente Giovanni D' Alessandro e Francesco Miglio, che, secondo gli inquirenti, "da sempre avevano avuto a che fare con esponenti della criminalità organizzata e con imprese di riferimento alle cosche". Non solo, dalle indagini é emerso anche che il 3% che le varie ditte erano costrette a pagare, veniva recuperato con "l' alterazione degli importi delle fatture". Nel quadro delineato dagli inquirenti, un ruolo di primo piano ce l' aveva anche un sindacalista della Cgil, Noé Vazzana, assunto come assistente di cantiere dalla Baldassini & Tognozzi nell' agosto del 2004. Secondo l' accusa era lui "il trait-d' union tra la grande impresa e le cosche della Piana di Gioia Tauro". Adesso, tutte le carte dell' inchiesta saranno trasmesse alla Commissione parlamentare antimafia affinché, ha spiegato Boemi, "siano attentamente valutate dai Ministeri dell' Interno, dei Lavori Pubblici e delle Infrastrutture. C' è qualcosa nel sistema Calabria che va attenzionato con cura, poiché ci sono imprese oneste che collaborano con lo Stato che sono sistematicamente escluse dai lavori".

Gi arrestati. L'attivita' investigativa dell'operazione denominata "Arca", contro le infiltrazioni mafiose negli appalti dei lavori sull'autostrada A3, Salerno-Reggio Calabria, e' stata portata avanti dal vicequestore Luigi Silipo, dirigente della sezione criminalita' organizzata della questura di Reggio Calabria e vice capo della squadra mobile guidata da Renato Cortese. I provvedimenti restrittivi, emessi dal giudice delle indagini preliminari Angelina Bandiera, sono stati richiesti dal procuratore Franco Scuderi, dall'aggiunto Salvatore Boemi e dai sostituti, sempre della Direzione distrettuale antimafia, Nicola Gratteri e Roberto Di Palma. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere, quindici in tutto, riguardano Antonino Pesce, 54 anni di Rosarno; Pantaleone Mancuso, alias "Zu Luni", (46) di Limbadi, gia' detenuto; Vincenzo Pesce (48) di Rosarno; Giuseppe Bonarrigo (53) di Rosarno; Giovanni Guarnaccia (54) di Reggio Calabria; Andrea Cutrupi (50) di Reggio Calabria; Salvatore Domenico Tassone (59) originario di Sorianello e residente a Polistena; Giuseppe Lo Duca ( 55) di Vezzano, Vibo Valentia; Antonio Paparo (45) di Isca sullo Ionio, Catanzaro; Domenico Giacobbe (72) di Gioia Tauro; Vincenzo Giacobbe (40) di Gioia Tauro; Noe' Antonio Vazzana (58) di Rosarno; Antonio Guarnaccia (63) di Reggio Calabria; Antonio Pesce (44) di Rosarno. Un ultimo provvedimento restrittivo non e' stato eseguito perche' l'interessato e' deceduto nell'anno in corso.

Tecnici minacciati con le armi. Intercettazioni. Tecnici minacciati con le armi per impedire l' esproprio di terreni su cui far passare il nuovo tracciato dall' autostrada Salerno-Reggio Calabria, che poi vengono addirittura aiutati dalle stesse persone dopo l' intervento di emissari della 'ndrangheta che provvedono ad ''aggiustare'' le cose. C' e' anche questo nell' inchiesta che stamani ha portato all' arresto di 15 persone per associazione mafiosa ed estorsione.
Gli investigatori hanno intercettato la telefonata di un geometra di una impresa appaltatrice, Giuseppe T., che racconta ad un non meglio identificato Antonio la sua esperienza:
Giuseppe: Gioia Tauro, Rosarno e un altro paese che non mi ricordo come si chiama, lo chiamano il triangolo della morte. Non c' e' nessuno perche' alle sette c' e' il coprifuoco.
Antonio: c' e' il coprifuoco, ma dove sei nel far west?
Giuseppe: No, niente, niente. Te l' ho detto che mi hanno fermato una volta mi hanno puntato la pistola in testa una volta due con il fucile. Due non volevano che mettevo i picchetti e sono venuti con il fucile. Ne prendo tre le stavo mettendo in macchina e spuntano due con il fucile sulla spalla e mi fanno 'cosa stai facendo?' Gli ho detto ''no, niente, sto prendendo le canne per metterle qua nei punti'. Uno mi fa 'sai che ti dico? Posa le canne e te ne vai' ah, cosi' dite? Mezza parola! Ho posato le canne e me ne sono andato. Questo fu all' inizio. Siccome con noi all' inizio c' era pure uno che ci faceva tipo da scorta, per vedere dove potevamo entrare nei terreni, dove non potevamo entrare.
Antonio: Addirittura.
Giuseppe: Vedi che e' cosi', non per coglionare. Qua e' pericoloso.
OMISSIS
Giuseppe: E mi fa 'Vero? Questo ti e' successo? Vieni con me'. Io gli ho detto: 'no, io non ci vengo'. 'Vieni con me!'. Io ci sono andato assieme a lui. Lui ha cominciato a dare calci nelle canne. Passano due minuti e scendono questi sempre col fucile qua e quello appena ha visto a quello che era con me, minchia, c' e' rimasto. 'Ah, don Mico! Questo ragazzo con lei era?'. 'Si' gli fa quello. 'Il geometra era con me! Ora gli avete fatto perdere pure tempo! Come vi siete permessi?'. 'No, io non lo sapevo, qua mettono picchetti, qua non si capisce niente con gli espropri'. Quello fa 'lo sai cosa fate ora? Posate il fucile e gli date una mano a mettere le canne' Anto' io mettevo i picchetti e loro mi prendevano le canne e mi mettevano il nastrino!.

Le imprese conoscevano le regole delle cosche. ''Imprenditori sottoposti ad estorsione o collusi?". A chiederselo è stato il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, commentando gli esiti dell' inchiesta sulle estorsioni alle imprese impegnate nell' ammodernamento della A3, dalla quale emerge come sia la Condotte Spa che la Impregilo, avessero compreso la realtà mafiosa calabrese, insediando nelle loro società, rispettivamente Giovanni D' Alessandro e Francesco Miglio, che, secondo gli inquirenti, "da sempre avevano avuto a che fare con esponenti della criminalità organizzata e con imprese di riferimento alle cosche". La scelta di investirli della carica di capo area della Calabria, secondo gli investigatori, non era casuale, ed a testimoniarlo vi sarebbero delle conversazioni intercettate e indagini pregresse che avevano già portato ad inquisire i due professionisti. Agli atti dell' inchiesta c' è una telefonata intercettata il 25 maggio 2004 in cui l' ingegnere Giancarlo Sales della sede della Condotte di Roma chiama D' Alessandro. Da questa, è scritto agli atti, "risaltava la piena consapevolezza delle regole mafiose imposte dalle organizzazioni criminali e l' adeguamento ad esse da parte delle grosse imprese, le quali recuperavano il famoso 3% da destinare alle cosche mediante l' alterazione degli importi delle fatture. Uno stratagemma sistematicamente utilizzato dalle aziende, e che aveva funzionato per diverso tempo - scrivono i pm - fino a quando alcuni collaboratori di giustizia svelarono il meccanismo del sistema illegale falsificando i bilanci. I brevi accenni alla percentuale del 3%, fatti per ben due volte nel corso della lunga conversazione tecnico-finanziaria, evidenziavano l' assoggettamento alla realtà mafiosa e l' espediente delle fatturazioni maggiorate a danno dell' Anas". Dall' intercettazione, scrivono ancora i pm, "traspariva, inequivocabilmente, la presa di posizione della dirigenza della Condotte Spa in ordine alla manovra economica fuori legge per sopperire alla fuoriuscita di cassa. Era l' ingegnere Sales a fornire le linee guida inerenti i criteri di prudenza da adottare, partendo sempre con le 'spalle coperte': una lezione sicuramente imparata dal Presidente della Condotte, ing. Paolo Bruno che, spesso, in altre conversazioni intercettate, si era espresso con risolutezza negli stessi termini", tanto da far esclamare a Di Palma: "imprenditori sottoposti ad estorsione o collusi?".

Sospeso il delegato CGIL finito in manette. La CGIL di Gioia Tauro, la Fillea Calabria e del territorio di Gioia Tauro, ''appresa la notizia del presunto coinvolgimento del Delegato della Fillea di Gioia Tauro nell'operazione condotta dalla polizia di Reggio Calabria sulle infiltrazioni ed estorsioni della ndrangheta negli appalti pubblici della SA-RC, hanno provveduto nell'immediato alla sospensione cautelativa dello stesso dagli organismi dell'organizzazione". Il sindacalista arrestato è Noé Vazzana. "Nel ribadire - dice la Cgil - il nostro impegno quotidiano per combattere e contrastare come sempre gli effetti degenerativi del mondo degli appalti ,esprimiamo fiducia e sostegno al lavoro della magistratura affinché faccia piena luce su questi fenomeni di illegalità diffusa negli appalti pubblici"

Le imprese pagavamo la tassa sulla sicurezza, tangente del 3%. Era del 3% la cosiddetta tassa "sicurezza cantiere" versata dalle imprese appaltatrici dei lavori di ammodernamento dell' autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel tratto tra gli svincoli di Serre, in provincia di Vibo Valentia e Rosarno, in provincia di Reggio Calabria. E' quanto è emerso dall' inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e condotta dalla squadra mobile reggina che stamani ha portato all' arresto di 15 persone. Si trattava di una sorta di cedolare secca, oltre le forniture di beni e servizi, che finiva con il sistema della sovrafatturazione direttamente nelle tasche dei boss di prima grandezza della 'ndrangheta, come i Pesce-Bellocco, i Bonarrigo, i Mancuso, i Tassone. A pagare, la Condotte spa, la Coop costruttori, la Gepco salc, la Baldassini-Tognozzi, l' associazione temporanea di impresa composta da Sicilsonde, Italgeo, Caramazza, Rindone, "il tutto con violenza e minacce - scrivono i magistrati della Dda - costituite dagli attentati subiti dalle ditte e dalla condizione di assoggettamento ed omertà che deriva dall' appartenenza all' associazione a delinquere di stampo mafioso". Le indagini, in corso da alcuni anni, sono state condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria, e coordinate dal pm distrettuale Roberto Placido Di Palma, anche se l' intera ordinanza è stata cofirmata dal coordinatore della Dda, Salvatore Boemi, e dal pm Nicola Gratteri. Ogni intervento sui cantieri, secondo le indagini, era stato spezzettato: ai Mancuso, spettava la competenza nel tratto Pizzo Calabro-Serra San Bruno; ai Pesce, il tratto tra Serre e Rosarno, infine, tra Rosarno e Gioia Tauro, ai Piromalli. Nell' elenco degli indagati per i quali il Gip Angela Bandiera non ha ritenuto di accogliere la richiesta della custodia cautelare in carcere, risulta il "patriarca" della famiglia gioiese, Gioacchino Piromalli, di 73 anni, ritenuto dagli inquirenti l' elemento storico di cerniera tra gli anni '70 e il 2000 per tutti i lavori pubblici, dal costruendo Centro siderurgico, mai realizzato, ai lavori portuali e, oggi, ai lavori di ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria.

I subappalti decisi dal boss dalla latitanza. La 'ndrangheta decideva l'assegnazione dei subappalti ancora prima dell' autorizzazione dell'ente appaltante. Come emerge dalle indagini condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria, ogni aspetto veniva pianificato dai capi delle cosche, che, secondo alcune intercettazioni telefoniche, si incontravano spesso in località "Bosco" di Rosarno. A queste riunioni partecipava anche il boss latitante Giuseppe Bellocco, di 59 anni, interpellato dagli interlocutori con l' appellativo di "don", e a cui spettava molto spesso l'ultima parola nel salvaguardare gli equilibri e le influenze territoriali delle cosche più importanti, come i Bellocco, ma anche i Pesce ed i Piromalli. "I subappalti - scrivono gli inquirenti - erano già decisi e prescindevano da una formale aggiudicazione o controllo dell' ente appaltante. Il tutto a scapito di imprese pulite estromesse dai lavori in quanto 'non gradite all' ambienté. In questo contesto è centrale la figura di Noé Vazzana, sindacalista, assunto come assistente di cantiere dalla 'Baldassini&Tognozzi' nell' agosto del 2004". Secondo gli inquirenti, il sindacalista "é il trait-d' union tra la grande impresa e le cosche della Piana di Gioia Tauro". Facendo pesare la sua influenza, Vazzana era persino riuscito a far trasferire la sede dell' ufficio tecnico della Baldassini&Tognozzi in un immobile di proprietà di Matteo Giuseppe Oliveti, ritenuto vicino al clan Piromalli

Lavori in corso da anni, con problemi alla circolazione e agli spostamenti da nord a sud e viceversa: sulla famigerata autostrada 'Salerno-Reggio Calabria' i cantieri sono all'ordine del giorno e non se ne vede la fine. All'ordine del giorno anche le polemiche, ultima quella del presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero: "non può durare 4 anni - ha detto Loiero in un recente incontro con il ministro Bianchi - la paralisi delle comunicazioni tra la Calabria, la Sicilia ed il resto d' Italia, a causa dei lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, che l'Anas avvierà tra pochi mesi". I lavori sulla A3 in questi giorni stanno interessando soprattutto il tratto in provincia di Reggio Calabria ma da anni sono aperti cantieri in tutta la regione, in Basilicata ed in Campania per l'ammodernamento dell'autostrada e l'ampliamento delle corsie. Ora si parla di lavori che dovrebbero durare un altro paio di anni

Cinque società sequestrate. Sono cinque le società sequestrate stamani dalla Dia nell' ambito dell' inchiesta condotta dalla polizia di Stato che ha portato all' arresto di 15 persone per estorsioni ed infiltrazioni alle imprese impegnate nei lavori di ammodernamento dell' autostrada Salerno-Reggio Calabria. Si tratta della Cofor srl, della Icem srl, riconducibili entrambe ai fratelli Giovanni ed Antonino Guarnaccia, di Reggio Calabria; la Edil-moviter, la Costruzioni generali srl e la Facerp, riconducibili a Salvatore Domenico Tassone. "Abbiamo lavorato molto sugli aspetti patrimoniali dell' inchiesta - ha detto il col. Franco Falbo, capocentro della Dia di Reggio Calabria - in sintonia con la Prefettura di Reggio Calabria, che ha sempre negato la certificazione antimafia alle ditte sospette. Le stesse sono state poi puntualmente riammesse ai subappalti grazie alle sentenza del Tar Calabria". Il valore delle imprese sequestrate cautelativamente ammonta a dodici milioni di euro.

PM Scuderi “Le ditet mediavano con le cosche”. ''I fatti attestano che non c' è luogo di produzione di reddito o di profitti ove non giunga la 'ndrangheta. Non c' è alcuna attività sui lavori autostradali dove la 'ndrangheta non concretizzi la sua presenza''. A evidenziarlo è stato il procuratore capo facente funzioni di Reggio Calabria, Franco Scuderi, incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell' operazione che stamani ha portato all' arresto di 15 persone. "Inoltre - ha aggiunto - ci sono facce compiacenti che prestano la loro immagine formalmente pulita per aggirare la normativa antimafia. Addirittura emerge un quadro secondo cui, dal Nord, le grandi ditte inviano i loro emissari per mediare con la 'ndrangheta, per ricercare ditte cosi' dette a modo e gradite alle cosche per ottenere forniture di beni, noli di automezzi". "La 'ndrangheta - ha sostenuto Scuderi - come dimostrano le indagini, monopolizza anche il mercato del lavoro servendosi di sindacalisti a cui viene demandato il compito di calmierare i conflitti tra imprese ed operai, com' è accaduto nel caso del cantiere di Firmo, bloccato da uno sciopero per i mancati pagamenti degli stipendi e dove intervenne uno degli odierni arrestati, Noé Vazzana, che ricopriva l' incarico di capocantiere e delegato sindacale"

La DDA passa gli atti alla commissione antimafia. La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria trasmettera' alla Commissione parlamentare antimafia i risultati dell' indagine che ha portato stamani all' arresto di 15 persone con l' accusa di avere estorto denaro alle imprese impegnate nei lavori di ammodernamento dell' autostrada Salerno-Reggio Calabria e di essersi infiltrate negli stessi appalti. Lo ha annunciato il procuratore aggiunto della Repubblica, Salvatore Boemi. "Al di là dell' importanza dell' indagine che, occorre precisare, è frutto di un lavoro già iniziato dalla Dda di Catanzaro - ha sostenuto Boemi - vi sono ulteriori indagini che abbiamo eseguito come Procura di Reggio Calabria, condensate in un migliaio di pagine che è intenzione di tutto l' Ufficio di trasmettere per intero all' attenzione della Commissione parlamentare antimafia affinché siano attentamente valutate dai Ministeri dell' Interno, dei Lavori Pubblici e delle Infrastrutture". "C' è qualcosa nel sistema Calabria - ha proseguito Boemi - che va attenzionato con cura, poiché ci sono imprese oneste che collaborano con lo Stato che sono sistematicamente escluse dai lavori. E questo lo faremo sapere per iscritto al Governo".

Ministro Di Pietro “Riforma del codice degli appalti”. ''Vivo apprezzamento'' viene espresso dal ministro per le Infrastrutture, Antonio Di Pietro ''per l'importante risultato conseguito dalla Polizia di Stato nell'ambito delle indagini svolte nel contrasto alla criminalita' organizzata di stampo mafioso e nella lotta alle estorsioni operate dalla n'drangheta ai danni di imprese impegnate nella realizzazione dei lavori dell'autostrada A3, la Salerno-Reggio Calabria''. ''La riforma del Codice degli Appalti spiega Di Pietro che abbiamo fortemente voluto va proprio in questa direzione obbligando: ad una maggiore trasparenza; alla riduzione dei casi in cui e' ammessa la trattativa privata; ad un piu' attento monitoraggio dei grandi appalti, con particolare attenzione ai flussi finanziari per la realizzazione delle opere. Tutto questo rende piu' efficace l'azione volta a prevenire e reprimere i tentativi di infiltrazione mafiosa''. E' per questo che il Ministero delle Infrastrutture si e' dotato di un'apposita struttura: 'Servizio Alta Sorveglianza delle Grandi Opere' - spiega una nota - che ha tra i propri compiti istituzionali quello di realizzare un'attivita' di investigazione, analisi e monitoraggio volta ad individuare ogni potenziale forma di infiltrazione e condizionamento da parte della criminalita' organizzata, anche in collaborazione con altre Forze di Polizia. Saranno inoltre previste forme penetranti di controllo sull'intera filiera delle imprese interessate all'esecuzione dei lavori, estese anche oltre i limiti previsti dalla normativa antimafia vigente. In tal senso il ministro Di Pietro sollecita la ''massima collaborazione da parte delle imprese nella tempestiva denuncia di ogni tentativo di condizionamento criminale, come gia' previsto dai vari Protocolli d'Intesa stipulati dalle locali Prefetture. Trasparenza nelle gare, nell'esecuzione dei lavori, e maggiori controlli, consentiranno anche risparmi per l'Amministrazione pubblica e il rispetto dei tempi di realizzazione''

Viceministro Minniti “Un impegno continuo contro la mafia”. L'impegno delle forze dell'ordine e della magistratura contro le mafie nel Mezzogiorno è "privo di interruzioni". A sottolinearlo è il vice ministro dell'Interno, Marco Minniti, che ha espresso la propria soddisfazione al capo della polizia Stato, prefetto Antonio Manganelli, per l'operazione realizzata dalla Questura e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, sotto la direzione della Procura distrettuale e con la collaborazione di personale della Direzione investigativa antimafia della città dello Stretto. "E' stato così assestato un colpo durissimo alla struttura e agli interessi economici delle cosche dominanti e più potenti del Vibonese e della Piana di Gioia Tauro. Una operazione ha detto Minniti a Manganelli chiedendogli di estendere i suoi complimenti a tutti gli uomini e le donne della polizia che hanno reso possibile questo successo che dimostra nel Mezzogiorno l'attenzione alta, permanente e determinata delle forze di polizia e della magistratura contro le mafie e una continuità di capacità preventiva e repressiva che si configura ormai come un impegno privo di interruzioni".

Forgione (Antimafia) “Lottare contro i prestanome”: Il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Francesco Forgione, ha fatto i complimenti alla Polizia di Stato, alla Dda di Reggio Calabria ed alla Dia per l'importante operazione contro la 'ndrangheta portata a termine oggi. ''Con gli arresti di oggi si dimostra, ancora una volta - dice Forgione - che gli interessi della collettività sono agli antipodi degli interessi della 'ndrangheta. Se le cosche non riescono ad inserirsi negli appalti con le loro aziende, anche utilizzando dei prestanome, cercano comunque di guadagnare attraverso l'imposizione di percentuali sugli importi delle opere assegnate. E' un sistema ormai noto ma che ancora non è stato eliminato, un sistema che va sempre più colpito per assicurare, anche nel territorio calabrese, una vera libertà delle attività economiche".

Rosa Calipari “Continua l’impegno dello Stato”. ''Gli arresti eseguiti dalla Questura di Reggio Calabria nella gestione degli appalti pubblici relativi alle opere di ammodernamento della A3 Salerno - Reggio Calabria, sono l'ennesima riprova di una continuità di impegno dello Stato in Calabria." Lo ha dichiarato la senatrice Villecco Calipari (Ulivo), componente della Commissione Antimafia. "L'indagine eseguita dalla DIA che ha verificato l'esistenza di accordi tra le più potenti cosche della 'ndrangheta nel controllo sugli appalti e sull'assegnazione dei lavori ad imprese vicine ai clan - ha sottolineato la senatrice Villecco Calipari - è la conferma di quanto sia fondamentale mantenere attenzione altissima e trasparenza assoluta sulla gestione dei risorse previste in finanziaria, nel DPEF e nei fondi europei ". "Esiste sulla Calabria una cappa criminale che ne limita le capacità di scelta e di possibilità di un reale sviluppo economico. Ma c'é di più - ha concluso la senatrice Villecco Calipari - è necessario comunque ripensare allo sviluppo calabrese non limitandolo solo alla Salerno-Reggio Calabria mentre abbiamo ancora una rete infrastrutturale insufficiente con arterie, come la strada statale SS 106, che sono vere e proprie barriere all'integrazione economica della Calabria con il resto dell'Italia oltre ad avere il più triste primato di incidenti mortali".

Jole Santelli “Non abbassare la guardia”. L'onorevole Jole Santelli, deputato di Forza Italia e componente della commissione parlamentare antimafia esprime "il più vivo apprezzamento" per l'importante operazione della Polizia di Stato che, nella notte, ha condotto all'arresto di 15 persone, indicate come componenti di una organizzazione criminale responsabile di una serie di atti di estorsione compiute ai danni delle imprese che stanno realizzando i lavori di ammodernamento della Salerno Reggio Calabria. "Gli arresti di questa mattina - aggiunge - operatati della Questura e dalla Squadra mobile di Reggio coordinati dalla Dda e con la collaborazione della Dia, mettono in evidenza come in Calabria sia necessario non abbassare la guardia di fronte al fenomeno delle infiltrazioni mafiose, al condizionamento che le cosche operano nei diversi settori come quelli dei lavori pubblici. Un operazione che assesta un duro colpo alle cosche che operano nella Piana di Gioia Tauro e in provincia di Vibo Valentia". "Ritengo - conclude - che lo spirito di servizio, la professionalità e l'impegno congiunto della magistratura e delle forze dell'ordine possano sconfiggere quelle organizzazioni criminali che attraverso le loro azioni criminali tengono sotto scacco interi territori e la loro economia"

Meduri “Lo stato c’è”. L' inchiesta sulle estorsione compiute dalle cosche ai danni delle imprese impegnate sulla Salerno-Reggio Calabria "é la dimostrazione che lo Stato c' è ed è presente con l' azione di controllo svolta da magistratura, forze dell' ordine e dal Prefetto De Sena ma anche con l'impegno assunto di portare a termine la realizzazione della terza corsia sulla A3". Lo ha detto il sottosegretario alle Infrastrutture, Luigi Meduri. Meduri ha espresso le sue "più sincere congratulazioni al capo della squadra mobile e al Questore di Reggio Calabria che ha inferto un durissimo colpo alla criminalità organizzata infiltrata nei lavori di ammodernamento della A3". "Il governo Prodi - ha aggiunto Meduri - ha trovato con la scorsa finanziaria le risorse per sbloccare i cantieri e con il Dpef appena varato assicura certezza nei finanziamenti. Bisogna tenere alta la guardia e fare in modo di assicurare al territorio trasparenza e sviluppo condizioni indispensabili per la nostra Calabria".

 

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