Smantellata filiera della droga
gestita dalle cosche Pesce Bellocco, nel nord Italia. 54 arresti in
tutto il Paese.
19/01 La filiera della droga smantellata oggi dalla Polizia di Stato
era composta da una "confederazione di 8 gruppi criminali in
grado di gestire enormi importazioni di cocaina, eroina, exstasy ed
Lsd". E' quanto emerge dall'operazione "Luna blu",
tuttora in corso in varie regioni. Il raccordo con le polizie internazionali,
in particolare quelle colombiane, spagnole, olandesi, brasiliane e
balcaniche ha permesso di interrompere un importante canale di approvvigionamento
che faceva arrivare la droga in Lombardia, Veneto, Piemonte, Campania
e Calabria. In particolare, la cocaina veniva importata da Colombia,
Brasile, Spagna e Olanda, l'eroina dai Balcani e l'exstasy dall'Olanda.
Ad essere duramente colpite dal blitz sono soprattutto le propaggini
milanesi della cosca calabrese Pesce-Bellocco. Il clan gestiva, in
nome e per conto della ‘ndrangheta, l’assai remunerativo
mercato della droga milanese rifornendo di cocaina anche le citta'
di Como, Sondrio, Brescia, Bergamo, Treviso, Alessandria, Napoli e
Reggio Calabria. Agli affiliati viene contestata infatti l’associazione
mafiosa finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. La cosca
- spiegano gli investigatori - agiva secondo i piu' classici metodi
mafiosi, arrivando anche all’omicidio e all'occultamento di
cadavere. L’indagine, diretta dalla Direzione distrettuale antimafia
di Milano, è stata coordinata, per gli aspetti internazionali
dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e per quelli investigativi
dal Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato. L’alta
cadenza operativa impressa dalla polizia di Stato nei confronti della
‘ndrangheta e' "il frutto di un mirato piano strategico
pianificato dal Servizio centrale operativo nei confronti di questa
organizzazione considerata, attualmente, in una posizione piu' dinamica
rispetto agli altri consorzi criminali".
Nel corso dell'indagine - iniziata nel 2002 e che ha visto gli investigatori
utilizzare sofisticatissimi mezzi tecnologici in dotazione alla polizia
scientifica - sono gia' state arrestate 15 persone e sequestrati 20
chili tra cocaina ed eroina, armi, munizioni e materiale per 'tagliare'
la droga.
I Pesce-Bellocco uniti per la conquista
del nord Italia
Traffico di droga, rapine a mano armata, estorsione, usura. E' una
piccola holding del crimine quella costruita pezzo dopo pezzo dalle
cosche Pesce e Bellocco. Fortemente ancorata alla piana di Gioia Tauro
e alla roccaforte di Rosarno, ma con solide ramificazioni operative
in Basilicata, Toscana, Liguria e Lombardia, laddove oggi e' scattato
il blitz della polizia di Stato. Negli ultimi anni il vertice dei
Bellocco e' stato in realta' semi-decapitato dalle forze dell'ordine:
Umberto, 68 anni, capoclan indiscusso, e' attualmente in carcere mentre
il cugino Gregorio e' stato catturato dai carabinieri il 16 febbraio
2005 in un bunker sotterraneo di Rosarno ed e' detenuto in regime
di carcere duro. Un altro dei boss, Giuseppe, 57 anni, colpito da
numerosi provvedimenti restrittivi, "resiste" invece nella
lista dei 30 super latitanti stilata dal Viminale: seguendo le sue
tracce il 13 marzo dell'anno scorso la polizia e' arrivata ad un altro
bunker sotterraneo, uno di quelli usati per la latitanza. Scoperta
che meno di due mesi piu' tardi avrebbe portato il Gip di Reggio Calabria
a emettere quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere per
altri quattro esponenti della cosca, sospettati di coprire la fuga
di Giuseppe. Secondo gli investigatori, i Bellocco col tempo hanno
stretto una serie di alleanze strategiche, tese ad acquisire un completo
controllo del territorio, con gli altri clan della piana, i Mole',
i Piromalli e, appunto, i Pesce: questi ultimi il 30 novembre scorso
hanno perso il loro capo, Salvatore, 44 anni, sorpreso pure lui dai
carabinieri nell'immancabile bunker sotterraneo, scavato all'interno
della casa madre. Nel 2005, la locale fama di intoccabilita' delle
due cosche ha subito almeno un paio di duri colpi: il 19 marzo, sono
finiti in manette 13 affiliati accusati di associazione a delinquere
finalizzata al traffico di droga e alla commissione di rapine ai danni
di conducenti di tir in Calabria e in Lombardia (due di loro, Umberto
e Pietro Bellocco, sono rispettivamente figlio e nipote del latitante
Giuseppe). Il 18 novembre, invece, le porte del carcere si sono aperte
per altri cinque esponenti del clan (tra cui Giulio, 54 anni, fratello
di Giuseppe) accusati di estorsione aggravata e usura ai danni di
commercianti e imprenditori: sui soldi prestati venivano applicati
interessi mensili del 10-20%, con ulteriore capitalizzazione di quelli
non pagati.
I Pesce-Bellocco a Milano considerati
dei “signori”
Le cosche Bellocco e Pesce sono considerate dagli investigatori tra
le piu' potenti della 'Ndrangheta, provenienti dalla zona della piana
di Gioia Tauro. E nella loro roccaforte, Rosarno, le due famiglie
continuano a rivestire un ruolo di ''primaria importanza'', nonostante
l'incisivita' dell'azione delle forze dell'ordine. Negli ultimi anni
i Bellocco e i Pesce, secondo gli inquirenti, hanno allargato la loro
attivita' anche ad altre regioni, tanto che la presenza di affiliati
alle cosche e' stata registrata in alcune province della Toscana,
della Lombardia, della Liguria e della Basilicata. A capo dei Bellocco
ci sono Umberto Bellocco, attualmente in carcere, e Giuseppe Bellocco,
condannato all'ergastolo e inserito nella lista del Viminale dei 29
latitanti piu' pericolosi (nel marzo dell'anno scorso la polizia ha
scoperto un bunker utilizzato proprio da Giuseppe per la sua latitanza).
Un altro elemento di vertice della cosca, Gregorio Bellocco, cugino
del capoclan Umberto, e' stato invece arrestato dai carabinieri a
Rosarno nel febbraio dello scorso anno: si nascondeva in un bunker
sotterraneo. Le inchieste recenti hanno accertato che i Bellocco negli
ultimi anni si sono alleati con le altre potenti famiglie della piana
di Gioia Tauro come i Mole', i Piromalli e, appunto, i Pesce, con
l'obiettivo di acquisire il completo controllo del territorio e di
ogni attivita' illecita. Quanto alla cosca dei Pesce, il 30 novembre
dell'anno scorso i carabinieri hanno arrestato, sempre a Rosarno,
Salvatore Pesce, ritenuto il capo dell'organizzazione. Anche lui era
nascosto in un bunker sotterraneo ricavato all'interno di un'abitazione
della madre
Una lobby del crimine battuta da
un cartello di polizie
Dalle strade della periferia di Milano fino a Medellin, capitale
mondiale della cocaina, passando per la Spagna, per il Brasile e per
le piazze finanziarie d'Europa. Pedinamenti e intercettazioni per
ricostruire, in cinque anni, una associazione del crimine capeggiata
e organizzata dalla 'ndrangheta calabrese allo scopo di mantenere
contatti coi produttori colombiani, spuntare prezzi e garantire l'approvvigionamento
ai gruppi che rifornivano di 'neve' il ricco mercato del nord Italia.
Un supermarket con tutti i tipi di prodotto: dalla cocaina che impazza
nelle notti dorate del jet set milanese fino all' ecstasy delle discoteche
delle riviere (e non solo). Con pazienza e tenacia una dozzina di
investigatori della squadra antidroga della questura di Milano, capeggiati
da Fabio Bernardi, vicedirigente della Squadra Mobile, hanno incasellato
i pezzi di un gigantesco puzzle che, alla fine, e' risultato composto
da 54 ben tessere. Una piovra con la testa nella cosca del gruppo
1, quella della famiglia Pesce-Bellocco, e i tentacoli in una serie
di organizzazioni comunicanti ma in qualche modo indipendenti che
vanno dal gruppo milanese a quello albanese, a quello colombiano,
ma anche piemontese, genovese, della Brianza di Seregno e di quella
di Seveso-Meda. Si tratta di mafia e, infatti, per i cervelli dell'
organizzazione, otto persone secondo gli investigatori, e' stato contestato
dal Pm della della DDA anche il reato di associazione mafiosa. Per
combatterla, Bernardi e i suoi hanno pensato di rispondere alla cooperativa
del crimine col 'cartello' delle polizie e, oltre alla collaborazione
con lo Sco, il servizio centrale operativo della Direzione Anticrimine
Centrale (Dac), si sono associati ai colleghi spagnoli di Madrid e
Valencia, alla polizia federale brasiliana negli stati di Rio e San
Paolo, agli specialisti del riciclaggio di denaro della polizia elvetica
di Lugano e Berna. A Milano si parte alla fine del 2000 dal monitoraggio
delle attivita' di uno spacciatore in grande stile, Cataldo Muscarello
detto Jimmy, ''un tipo stravagante e simpatico'' dicono gli investigatori
che ne hanno spiato i movimenti e ascoltato le comunicazioni. E si
identificano personaggi emblematici di una Milano vicina alla cocaina
e ai capitali da riciclare, come Marco Gallarati, 31 anni, uno che,
raccontano gli investigatori, ama le belle donne e le belle macchine.
''Uno che lascia il Porsche Cayenne in doppia fila per non mancare
all'happy hour nei bar alla moda di Porta Ticinese e vuole comprarsi
un ristorante nella zona di Corso Como. E che pero', pur non essendo
un ricercato vive come un latitante senza un recapito fisso puntando
ogni tanto a Rimini, Riccione e San Marino''. O, per dire come fosse
variegato il mondo di questa singolare cooperativa, come Flavio Bettinelli,
un duro vero che arriva dalla banda Vallanzasca, e' ridotto in carrozzina
per gli effetti di una sparatoria e condannato a 30 anni per rapina
e sequestro di persona, eppure evade durante un permesso e si trasferisce
in Spagna, a Valencia. O come Andrea Cacciatori, del gruppo piemontese
di Casale Monferrato (Alessandria), uno che aveva aperto un ristorante
alle Canarie. Il locale, secondo gli investigatori, serviva da copertura
e da stazione per la cocaina in arrivo dalla Colombia. La droga veniva
confezionata in decine di candele e rispedita in Italia al gruppo
capitanato da Giuseppe Ferraro
“Codice 10” la chiave
dell’indagine
Un enorme flusso di denaro e droga gestito in modo articolato e con
sistemi complessi che prevedevano mediatori, triangolazioni economiche,
summit periodici, contatti con la criminalita' locale, accordi con
organizzazioni malavitose internazionali, spedizioni punitive per
chi sgarrava e comunicazioni in codice per non farsi individuare.
E' questo l' identikit dei gruppi criminali che componevano il cartello
della droga sgominato dalla Polizia in queste ore. Tra questi ultimi,
vera chiave dell'indagine, spicca il codice '10', un sistema attraverso
il quale i trafficanti, al telefono, via e-mail o sms, riuscivano
a criptare date e numeri telefonici che venivano comunque cambiati
ogni settimana. In sostanza, le cifre venivano sottratte al 10 e la
differenza costituiva il numero realmente comunicato. Oltre a questo
sistema, semplice ma efficace, l'organizzazione utilizzava anche un
codice piu' complesso, alfanumerico, che e' stato decifrato dagli
investigatori. Tra gli arrestati, in particolare, spicca il nome di
Giuseppe Ferraro, 44 anni, ritenuto il referente della cosca Pesce
a Milano e cognato di Salvatore Pesce, uno dei capi indiscussi della
famiglia di Rosarno, anch'egli arrestato di recente.
Pisanu: “Non c’è
scampo anche per le cosche potenti”
''Con i 54 arresti operati stamattina dalla polizia di stato e con
numerose altre operazioni condotte in Italia e all'estero, le forze
dell'ordine e la magistratura stanno dimostrando che non c'e' scampo
neppure per le cosche piu' potenti della 'ndrangheta calabrese''.
Lo afferma il ministro dell' Interno, Giuseppe Pisanu commentando
l' operazione condotta contro la cosca Pesce-Bellocco. ''Spero - aggiunge
il ministro - che se ne convincano, prima di tutti, quei calabresi
onesti che continuano a subire le vessazioni mafiose, ma non trovano
ancora la forza per reagire e mettersi al fianco dello stato''. Pisanu
sottolinea che ''comunque la guerra alla 'ndrangheta e' aperta e bisogna
schierarsi, come hanno ben capito molti giovani calabresi. E i giovani,
si sa, hanno il fiuto della storia''.
Santelli: “Grande prova di
cooperazione”
''Le mie congratulazioni alla Polizia di Stato per l' ennesima brillante
operazione condotta contro la 'ndrangheta, che e' culminata con i
54 arresti di stamattina a Milano. Si tratta anche di una grande prova
di cooperazione investigativa internazionale, che va a colpire proprio
una delle principali fonti di approvvigionamento della criminalita'
organizzata, e cioe' il traffico di droga''. A sostenerlo e' il sottosegretario
alla Giustizia, Jole Santelli. ''Occorre constatare con soddisfazione
- aggiunge Santelli - che sono ormai quotidiani i segnali positivi
con cui lo Stato manifesta il proprio impegno volto a garantire la
sicurezza ed a sbaragliare le organizzazioni criminali''.
Mantovano: “La ndrangheta
perde pezzi importanti”
Con l'operazione condotta oggi dalla polizia la 'ndrangheta ''perde
pezzi consistenti''. Lo afferma in una nota il sottosegretario all'
Interno Alfredo Mantovano congratulandosi con il capo della polizia
Gianni De Gennaro e gli agenti che hanno condotto l'operazione che
ha portato all'arresto di 54 affiliati alla cosca Bellocco-Pesce.
''L'iniziativa odierna - sottolinea Mantovano - dimostra come la 'ndrangheta,
anche nei suoi esponenti piu' pericolosi, non sia una tragica fatalita'
con la quale convivere, bensi' una realta' criminale che perde pezzi
consistenti della sua struttura grazie alla tenacia e alla professionalita'
delle forze di polizia''
Napoli: “Le cosche reggine
hanno una posizione di rilievo”
''L'importante operazione di Polizia, che ha portato all'esecuzione
di ben 54 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti
di uomini appartenenti alle cosche Pesce-Bellocco di Rosarno, dimostra
la potenza acquisita anche da questo gruppo malavitoso nel traffico
internazionale di sostanze stupefacenti''. E' quanto sostiene in una
nota il vice presidente della commissione parlamentare antimafia,
Angela Napoli, circa l'operazione contro la cosca Pesce-Bellocco.
''Pertanto - ha aggiunto - anche le cosche 'ndranghetiste piu' importanti
della Piana di Gioia Tauro, e non solo quelle della Locride, hanno
acquisito posizioni di rilievo nel settore dell'importazione di stupefacenti
destinati ad alimentare la relativa distribuzione sui mercati di varie
regioni italiane. Ancora una volta sono emerse le grandi ed efficienti
capacita' operative degli uomini della Polizia di Stato che hanno
portato ad eccezionali risultati nel contrasto alla criminalita' organizzata''.
''Credo, infine, che vada attenzionata - ha concluso Napoli - la grande
capacita' rigenerativa evidenziata dalla 'ndrangheta, attraverso la
quale, nonostante i durissimi colpi infertile con la cattura dei grossi
boss, riesce a mantenere il suo ruolo predominante nel traffico nazionale
ed internazionale delle sostanze stupefacenti''
.