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      Raganello in piena, 10 morti e diversi dispersi a Civita

       

       

      Raganello in piena, 10 morti e diversi dispersi a Civita

      20 ago 18 C'è incertezza sul numero di eventuali dispersi per l'ondata di piena verificatasi nel pomeriggio nel torrente Raganello, a Civita, nel cosentino, e che avrebbe provocato cinque vittime. Dieci, secondo la protezione civile nazionale, i morti provocati dall'ondata del torrente. Le vittime sono 4 donne e 6 uomini. Non è ancora chiaro se i corpi siano già stati recuperati o se siano stati solo individuati. Tra loro una giovane ragazza non ancora identificata ed il cui corpo è stato recuperato. L'incertezza sui dispersi è dato dal fatto che non è certo il numero delle persone che si trovavano nelle gole del Raganello un'area naturale protetta istituita meta di decine e decine di turisti quotidianamente che vi vanno a fare escursioni o rafting sul torrente. Sul posto stanno operando Vigili del fuoco, Soccorso alpino, carabinieri e Protezione civile regionale ma nessuno si sbilancia sul numero degli eventuali dispersi. Al momento, secondo quanto si è appreso, le persone individuate e recuperate dai soccorritori sono 23, tra cui un bambino portato in salvo dall'elicottero dei Vigili del fuoco e trasferito nell'ospedale di Cosenza per ipotermia ed una donna in crisi asmatica. Nel frattempo è stato individuato un secondo gruppo di escursionisti rimasto bloccato nelle gole del Raganello. Al momento i dispersi sono 5. Secondo quanto riferito dalla Prefettura, le persone rimaste coinvolte nell'ondata del torrente Raganello facevano parte di due gruppi di 18 persone per un totale di 36.

      No vittima di Trebisacce. E' ricoverata in ospedale per problemi respiratori la ragazza di 24 anni di Trebisacce che in un primo momento era stata data per deceduta. La ragazza, dopo essere stata recuperata, è stata trasportata in eliambulanza nell'ospedale di Cosenza.

      Sette in ospedale. Tra le 23 persone salvate dalle Gole del Raganello, sette sono state portate in ospedale tra le quali una bambina (e non un bambino come riferito in un primo momento), in stato di ipotermia. Altre sette persone sono state medicate sul posto, mentre nove ne sono usciti incolumi.

      Bambini tra i dispersi. I soccorritori che stanno lavorando nelle gole del Raganello temono che tra i dispersi vi siano diversi bambini. Quello dei dispersi è un dato assolutamente incerto. Alle gole del Raganello, nel Parco del Pollino, infatti, si accede liberamente e non tutti si rivolgono alle guide che accompagnano i gruppi di escursionisti. E' per questo che ancora non c'è un dato certo. Tra l'altro, all'appello manca anche una guida che potrebbe significare che i gruppi interessati dalla piena siano stati due.

      Torri faro per la notte. La protezione civile regionale della Calabria sta inviando delle torri faro nelle Gole del Raganello, dove la piena del torrente ha investito un gruppo di escursionisti provocando dieci morti. Le torri faro serviranno ad illuminare la zona durante la notte per proseguire le ricerche di eventuali dispersi e dei corpi delle vittime della tragedia.

      Il gruppo speleologico del Soccorso alpino calabrese si sta organizzando per risalire il corso del torrente Raganello alla ricerca di eventuali superstiti dispersi ed i corpi delle vittime non ancora recuperati. Nelle gole del Raganello, infatti, ci sono vari anfratti e speroni sui quali potrebbero essersi salvati alcuni degli escursionisti che si trovavano nella zona. L'acqua del torrente, intanto, dopo la piena del pomeriggio, sta lentamente calando.

      Nessuna attività di rafting. La Federazione italiana rafting, in un comunicato, precisa, in relazione a quanto pubblicato da alcuni organi d'informazione, che "l'attività in cui erano impegnate le persone coinvolte dell'incidente sul torrente Raganello non era il rafting, ma si trattava di discesa a piedi del torrente". Nella nota si precisa inoltre che "nessuna organizzazione facente parte della Federazione Italiana Rafting che opera nella zona è coinvolta nel tragico incidente. Dette organizzazioni infatti non praticano alcuna attività di rafting sul Torrente Raganello, sul quale per la sua conformazione naturale, incassato com'è nelle gole, non è possibile praticare la discesa fluviale in gommone". "Tanto si deve - conclude il comunicato - per evitare malintesi e confusioni tra attività come il rafting e altre come la discesa a piedi di torrenti, gole e forre denominata torrentismo".

      Premier Conte in contatto con ProtCiv. Il Premier, Giuseppe Conte, sta seguendo da vicino, in contatto con il Capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, la vicenda degli escursionisti travolti dal torrente Raganello nel Parco Nazionale del Pollino a causa del maltempo. Sul posto - spiegano fonti di P.Chigi - stanno intervenendo Vigili del Fuoco, Carabinieri forestali, Corpo nazionale del Soccorso alpino e personale del 118, oltre a rappresentanti delle strutture di protezione civile locali. Il bilancio al momento conta 10 vittime.

      Paradiso naturale. Le Gole del Raganello, teatro oggi di una tragedia costata la vita ad almeno otto persone, sono in una Riserva naturale protetta istituita nel 1987 in Calabria ed occupa una superficie di 1.600 ettari all'interno del Parco nazionale del Pollino. Si tratta di una zona particolarmente attrattiva per il turismo. Tutti gli anni le Gole sono prese d'assalto da escursionisti, attratti dalle bellezze naturalistiche delle gole, e da amanti del rafting che amano scendere a bordo di gommoni nelle acque del torrente. Le Gole del Raganello si dividono in alte e basse. Quelle alte o Gole di Barile partono dalla sorgente della Lamia fino a raggiungere la cosiddetta Scala di Barile, nei pressi dell'abitato di San Lorenzo Bellizzi, in un percorso di circa 9 chilometri. La conformazione del torrente è accidentata, ma di grande interesse naturalistico ed escursionistico. Si compone di due pareti rocciose: la Timpa di Porace-Cassano e la Timpa di San Lorenzo che sovrastano il torrente per circa 600-700 metri. Gli escursionisti possono percorrere il canyon con l'ausilio di semplici dispositivi di autoassicurazione (caschi rigidi, corde, moschettoni). Le Gole basse del Raganello partono dalla zona Pietraponte, dove si trova il Ponte omonimo, un macigno incastonato tra le pareti, fino a raggiungere la zona sottostante il Ponte del Diavolo, nei pressi di Civita, in un percorso di circa 8 chilometri, quello in cui si è verificata la tragedia. Il percorso, per conformazione, è simile a quello superiore, ma più difficoltoso da percorrere, data la maggiore quantità d'acqua del bacino e la presenza di punti maggiormente scoscesi e accidentati.

      Percorso anche per bambini. "Le ondate di piena nel torrente Raganello ci sono spesso d'inverno, ma non era mai capitato d'estate, quando il torrente è molto frequentato dai turisti". A dirlo è Luca Franzese, responsabile del Soccorso Alpino della Calabria. Le escursioni alle Gole del Raganello, spiega, sono di tre tipi, in base al livello di difficoltà: quelle alte, con rocce fino a 700 metri, cascate e tunnel naturali; quelle intermedie con calate su corde, tuffi in acque gelide e grandi massi da superare; quelle basse, consigliate per i ragazzi e più piccoli. "Il torrente del Raganello è lungo complessivamente 12 chilometri - sottolinea Franzese - ed è molto frequentato dai cosiddetti torrentisti", coloro che praticano il canyoning, uno sport che prevede la discesa lungo il corso dei fiumi, utilizzando tecniche alpinistiche per superare eventuali dislivelli. "I turisti - prosegue - di solito frequentano soprattutto un tratto del torrente Raganello, dove l'acqua è alta un metro o al massimo un metro e mezzo. Partono dal Ponte del Diavolo e percorrono un chilometro camminando nel torrente fino alla Frana Ciclopica, per circa un chilometro, e poi tornano indietro per un altro chilometro. E' un percorso facile, adatto a tutti, anche ai ragazzi". Solo che oggi, afferma il soccorritore, l'ondata di piena è arrivata all'improvviso e il livello del torrente ha raggiunto "i due metri, due metri e mezzo. E - ricorda Franzese - era impossibile accorgersene perché in quel tratto non stava nemmeno piovendo". Adriano Favre, responsabile del Soccorso Alpino Valdostano e guida specializzata in trekking, è dell'avviso che gli escursionisti "si siano trovati nel posto sbagliato, al momento sbagliato. I fenomeni temporaleschi inusuali - spiega - stanno diventando sempre più frequenti e in poco tempo la situazione cambia completamente".

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