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    Gli azzurri a Rizziconi: è festa. Don Ciotti "La lotta alla mafia si fa a Roma"

     

     

    Gli azzurri a Rizziconi: è festa. Don Ciotti "La lotta alla mafia si fa a Roma"

    13 nov 11 Azzurri in campo sul sintetico del terreno di Rizziconi, sequestrato alla 'Ndrangheta ed e' grande festa tra i 1.000 spettatori, soprattutto bambini e giovani. E' cominciata la giornata particolare della Nazionale di Cesare Prandelli: Don Ciotti e le autorità locali hanno accolto i calciatori azzurri mentre sulla tribunetta sono cominciati i cori, gli applausi, l'inno di Mameli e uno striscione 'Benvenuti a Rizziconi'.

    Il pullman con a bordo i calciatori della nazionale riparte assediato dai ragazzini in cerca di autografi e foto da mettere tra le cose più care a ricordo di questa giornata colorata di azzurro. Finisce la festa e si ritorna nella normalità. Si spegne anche il maxischermo messo per l'occasione in piazza Municipio. La gente che non è potuta andare al campetto di contrada Li Morti èin piazza. In tanti volevano essere lì ma non hanno potuto. Troppo piccolo quel campetto per poter accogliere tutti anche se alla fine i cordoni della sicurezza si sono allentati facendo entrare chi da ore attendeva. Davanti al Municipio i commenti sono diversi. In tanti sono gli anziani. Dei giovani, chi ha potuto, è andato direttamente al campetto dove si sono allenati gli azzurri. E tra loro non manca chi in fondo sperava di poterli vedere e salutare seppur da lontano i calciatori di Cesare Prandelli. "Almeno - dice un anziano - potevano far passare il pullman da qui per un saluto. Del resto la vera comunità è qui al paese. Hanno scelto diversamente". E' una Rizziconi mesta quella che ha vissuto da lontano gli echi della presenza della nazionale di calcio nella quale non mancano le sottili polemiche: "Quelle ci sono comunque - aggiunge un altro anziano - è un nostro costume guardare sempre la bottiglia mezza vuota anziché quella mezza piena. Un nostro vizio. La verità è che speriamo che cambi qualcosa e che almeno l'arrivo della nazionale serva al paese". Già il paese, uguale a tantissimi altri centri della Calabria, che ha conosciuto la presenza della 'ndrangheta, che conosce la mancanza di lavoro e che sa cos'é la ferita dell'emigrazione. Motivi che spingono una vivace discussione che è lo specchio di cosa pensa la gente del posto. "Guardi - dice un operaio - è stato bello vedere i calciatori qui a Rizziconi, sicuramente ci hanno dato un messaggio di attenzione e a loro dobbiamo dire grazie, ma qui i problemi sono altri a cominciare da quello del lavoro. Solo così si potrà contribuire a battere la 'ndrangheta. Altrimenti non cambia nulla''. Spigolature a specchio di un piccolo paese che nonostante tutto è stato al centro dell'attenzione del paese in un giorno speciale.

    Don Ciotti "La lotta all amafia si fa a Roma". "La lotta alla mafia si fa sul territorio, ma si fa soprattutto a Roma, in Parlamento". Lo grida forte don Luigi Ciotti, ai mille giovani che applaudono la nazionale azzurra sul campo di calcetto di Rizziconi. "La vera lotta alla mafia - ha aggiunto il presidente di Libera - si fa con le politiche sociali, difendendo il lavoro, a cominciare da quelli che lo hanno", "Invito la Federcalcio a entrare nella rete di Libera - ha concluso - 1.600 associazioni senza colori politici". "State attenti - ha ammonito Don Ciotti, a voce alta, tutta la platea giocatori compresi in assoluto silenzio - E' la terza volta che inauguriamo questo campo. O ci impegniamo davvero a lavorare per il cambiamento, oppure sarà invano: e il cambiamento comincia da ciascuno di noi". "Le mafie - ha ancora urlato il presidente di Libera - non sono solo in Calabria. Il Comune di Bardonecchia è stato sciolto per infiltrazioni mafiose". Poi Don Ciotti ha presentato a tutta la nazionale, schierata sul campo in tuta da allenamento, i genitori di Dodo Gabriele, il bambino di 11 anni ucciso mentre giocava sul campo del Crotone nel 2009 e altri familiari di vittime della 'ndrangheta, per un abbraccio commosso. Tra gli azzurri, anche Rino Gattuso, calabrese e campione del mondo 2006. Poi, gli azzurri si sono riscaldati e hanno dato il via a un minitorneo di calcetto, tra gli applausi dei ragazzi che tra l'altro hanno inneggiato all'assente Antonio Cassano.

    Gli azzurri salutano "Non mollate mai". "Non mollate, non mollate mai". Cesare Prandelli usa un coro da tifosi per incitare la gente di Rizziconi, prima di chiudere la domenica speciale della Nazionale sul campo di calcetto di Libera contro la 'ndrangheta. ''Ha ragione don Ciotti - ha aggiunto Prandelli prima di riprendere la via di Roma - questa gente non va lasciata sola. C'é un domani, daremo continuità a questa giornata"

    Scopelliti "Nostro impegno per la legalità". "A Rizziconi c'é molta gente onesta e di grande volontà purtroppo pochi soggetti danneggiano l'immagine di una realtà operosa ed intraprendente. La Calabria vera è quella che ogni giorno si impegna a fondo per migliorare la propria terra". Lo ha detto il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti partecipando a Rizziconi all'allenamento della Nazionale di calcio su un campetto realizzato in un'area confiscata. "La presenza della Nazionale di Calcio, che ringrazio particolarmente - ha aggiunto Scopelliti - rappresenta per tutti noi un motivo di grande soddisfazione perché vogliamo ribadire il nostro forte impegno per la legalità ed il rispetto delle regole".

    Agenzia beni confiscati "Noi con gli azzurri". "La partita contro la mafia si gioca tutti i giorni, ma in questo sforzo i cittadini di Rizziconi non devono essere lasciati soli e la presenza oggi qui di rappresentanti delle autorità civili, religiose e della società civile testimonia il forte impegno comune in questa direzione". Cosi l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata commenta l'allenamento della Nazionale di calcio in un campo realizzato su un terreno sequestrato alla 'ndrangheta. ''Insieme a mille ragazzi delle scuole elementari e medie di Rizziconi e a una rappresentanza di ragazzi del quartiere Zen di Palermo - rileva l'Agenzia - erano presenti all'evento le massime autorità locali, provinciali e regionali, oltre a Don Luigi Ciotti di Libera, al commissario prefettizio Fabrizio Gallo e al viceprefetto Maria Rosaria Laganà, dirigente dei Beni confiscati dell'Agenzia, intervenuta in rappresentanza del direttore Giuseppe Caruso". L'Agenzia nazionale, ha ricordato Laganà, "cui compete in via esclusiva la gestione dei beni confiscati, continuerà a lavorare insieme alle istituzioni e alle forze sociali per restituire alla collettività i patrimoni sottratti alla criminalità organizzata". "L'occasione - conclude - è stata importante anche per commemorare, nel ricordo dei genitori, il giovane Domenico Gabriele, il ragazzo di 12 anni assassinato a Crotone nel 2009 perché, mentre si allenava in un campo di calcio, si è trovato tragicamente davanti al vero bersaglio di un regolamento di conti tra le 'ndrine calabresi''.

    Magarò "Giornata memorabile". "Una giornata memorabile, che non dimenticheremo. Un'inedita pagina di contrasto alla criminalità con la forza dirompente di coraggio, lealtà e passione per il bello che caratterizza lo sport in genere e segnatamente il calcio". Lo ha detto il presidente della Commissione contro la 'ndrangheta del Consiglio regionale Salvatore Magaro', che è stato a Rizziconi, su invito del commissario prefettizio dottor Fabrizio Gallo, ad assistere all'allenamento degli Azzurri. "Insieme al presidente Talarico - ha aggiunto - abbiamo consegnato un pallone Puma con su scritto 'Dai un calcio al pizzo' e 'Il pizzo e' una palla al piedé. Niente di eclatante, si potrebbe obiettare, è vero. Ma contro la criminalità organizzata e la cultura di cui è portatrice, dobbiamo essere in grado di fare rete, squadra. Attivando tutto il meglio di cui l'Italia dispone. Lo sport con i suoi messaggi, raggiunge direttamente le coscienze di tutti noi, e soprattutto quelle dei giovani che sono, in territori economicamente e socialmente fragili, più a rischio". "In questa difficile ma fondamentale battaglia - ha detto ancora Magarò - l'Italia che ha capito il danno enorme che arreca l'illegalità organizzata deve stare assieme. Perciò, assieme al presidente Scopelliti ed al presidente Talarico, si é ipotizzato di ribadire l'iniziativa del pallone contro il pizzo a dicembre su tutti i campi di calcio calabresi. Se poi potessimo avere come testimonial di questa nostra battaglia Gattuso o un campione suo pari, la nostra azione sarebbe più efficace"

    Azzurri tornati a Roma. La nazionale di calcio è tornata a Roma dopo la visita lampo a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, per inaugurare un campo di calcetto costruito su un terreno confiscato alla 'ndrangheta. Il charter proveniente da Lamezia e' atterrato a Fiumicino poco prima delle 18, e un pullman sottobordo ha accolto gli azzurri di Prandelli per il trasferimento alla Borghesiana. Domani, l'allenamento della vigilia di Italia-Uruguay del mattino, con un piccolo cambio di programma, sarà aperto alla stampa. In serata, infatti, la squdra si trasferirà al Parco dei Principi, pronta a recarsi martedì mattina al Quirinale in visita al Capo dello Stato se il cerimoniale della Presidenza della Repubblica confermerà ufficialmente l'appuntamento. Intanto, una precisazione dalla Figc di fronte a indiscrezioni su cambi di fascia per il capitano: per la partita di martedì all'Olimpico sarà come sempre Buffon, tra l'altro alla sua presenza n.112 come Dino Zoff.

    "Il piccolo Luigi che si è smarrito può ritrovare il papà dietro la porta di Buffon". Al campo di Rizziconi, erba sintetica e misure da calcetto, è una gran festa di paese con invitati speciali: gli azzurri di Cesare Prandelli.Fuori però c'é un altro mondo. Quello che di questo terreno voleva fare una discarica per il malaffare e ora non accetta di lasciarlo al divertimento di giovani calciatori. Per questo Don Ciotti ha chiamato gli azzurri. Per gridare forte il suo messaggio, "un calcio a tutte le mafie", e stavolta non è solo metafora. Fuori c'é la protesta di qualche padre della Piana di Gioia Tauro, dispiaciuto di non poter entrare e di lasciarsi sfuggire un autografo. Soprattutto c'é chi, all'ombra di un piccolo paese indifferente a tanto entusiasmo, ascolta l'eco di una domenica particolare e si prepara - assicura Don Ciotti - a rispondere già da domani. "Oggi abbiamo allenato le nostre coscienze, i nostri valori", dice orgoglioso Cesare Prandelli, rapido due mesi fa nell'accettare la richiesta di Libera e delle Acli: venite a inaugurare per la terza volta quel campetto sottratto alle 'ndrine locali? Una toccata e fuga che ha acceso l'entusiasmo e soprattutto la speranza di mille persone; bambini in tricolore, i piccoli della scuola calcio dello Zen di Palermo, volontari della Protezione civile prima ordinati poi a caccia di autografi, e persino qualche agente con piccola reflex in tasca. Tra un gol di tacco di Balotelli e una foto ricordo con Buffon dalla rete di recinzione, c'é stato spazio per cori per l'assente Cassano o per il calabrese Gattuso, campione azzurro per ora a riposo e oggi arbitro del minitorneo tra azzurri. Si è cominciato con il messaggio di Don Ciotti ("la mafia si combatte nel Parlamento a Roma), poi lo scambio di doni tra le autorità - Regione, Provincia, Questura, Diocesi - tutte schierate a centrocampo come una squadra anti-mafie. E infine il torneo di calcetto, con Balotelli, Osvaldo, Pirlo a divertirsi e divertire, giochicchiando e dandosi anche qualche strattonata. Fino alla rovesciata finale di Marchisio, buona per assegnare alla sua squadra la vittoria finale. Il trofeo della giornata, fuor di qualsiasi metafora, è un altro. Tutto attorno, l'eccezionale apparato di sicurezza contava su cani antibomba, un elicottero in volo sulla zona, forze dell'ordine in gran numero. "E' uno schiaffo per 'loro', sono certo che risponderanno", ha urlato Don Ciotti, invitando tutti a fare attenzione perché la terza inaugurazione di un campo ancora senza nome ("faremo un sondaggio tra le scuole di Gioia Tauro") non cada nel vuoto, come dopo gli attentati delle precedenti due. "Ha ragione Don Ciotti - la risposta di Prandelli - C'é un domani, per questa gente e questo posto. Vogliamo dare continuità a questo giorno". L'ha chiesta il prete coraggio di Libera. "La nazionale si federi con la nostra rete contro le mafie", ha proposto, per poi chiarire che era una provocazione. "Di iniziative con Don Ciotti ne abbiamo fatte, e ne continueremo a fare: sul piano dei valori, siamo già federati", la risposta di Abete. Intanto il presidente dell'Us Acli, Marco Galdiolo, annunciava che al ritorno a Roma riunirà Uisp e Csi per un piano organico di coinvolgimento dello sport, da portare a Figc e Coni: "Non finisce qui". E gli azzurri, per una volta, si sono sentiti appena appena all'altezza, mentre monsignor Bux, vescovo di Palmi, chiedeva di pregare per la conversione dei mafiosi. "Io mi sono sentito piccolo piccolo", l'ammissione di Marchisio in un coro di disarmati auspici azzurri, perché la domenica speciale serva davvero. "Ero inebetito quando ha parlato Don Ciotti, ricordando che la mafia non è solo Calabria o Sicilia ma anche Nord", ha aggiunto il centrocampista. "Don Ciotti è stato magnifico - ha raccontato Buffon - Non la solita litania o un po' di retorica, ma parole vere. Che ci hanno commosso". Come quando ha raccontato di essere andato a posare un fiore sulla tomba di Francesco Inzitani, 18/enne giovane di un imprenditore del posto condannato per appoggio esterno e poi pentitosi. O quando ad abbracciare gli azzurri in campo sono stati papà e mamma Gabriele, il cui Dodò fu ucciso su un campo di calcio a 11 anni. E' stato silenzio assoluto. Dentro, e forse anche fuori dal campo di Rizziconi.

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