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    Terrorismo internazionale, arresti della Questura di Catanzaro a Lamezia e Sellia

     

     

    Terrorismo internazionale, arresti della Questura di Catanzaro a Lamezia e Sellia

    31 gen 11 E' in corso in queste ore un'operazione della Questura di Catanzaro e della Polizia postale di Roma per l'arresto di tre persone, di nazionalità marocchina, accusate di addestramento ad attività di terrorismo internazionale. I tre, secondo l’accusa, avrebbero utilizzato la rete internet per procurarsi e diffondere documenti multimediali su attività di addestramento all’uso di armi ed esplosivi e software utilizzabili per il sabotaggio di sistemi informatici.

    L'attività d'indagine, protrattasi per mesi, si è basata su centinaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e pedinamenti. I tre, di nazionalità marocchina, secondo l'accusa, avrebbero utilizzato la rete internet per procurarsi e diffondere documenti multimediali su attività di addestramento all'uso di armi ed esplosivi e software utilizzabili per il sabotaggio di sistemi informatici. Nell'ambito della stessa operazione sono state eseguite nove perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati. Gli arresti e le perquisizioni sono state effettuate a conclusione di una complessa attività investigativa svolta dalla Digos della Questura di Catanzaro e dalla Polizia postale. L'imam della comunità marocchina di Sellia Marina (un paese sulla costa ionica tra Catanzaro e Crotone) ed il figlio sono due delle tre persone arrestate stamani dalla polizia con l'accusa di addestramento ad attività di terrorismo internazionale. Il terzo arrestato, invece, fa parte della comunità marocchina di Lamezia Terme. Nel corso delle perquisizioni, la polizia ha arrestato anche un'altra persona, non per terrorismo, ma per detenzione di sostanze stupefacenti. Nella sua abitazione, infatti, è stata trovata una quantità di marijuana ed un bilancino di precisione.

    Gli arrestati

    Video inneggianti alla "Jihad", la guerra santa islamica; manuali filmati per il confezionamento di armi, come le micidiali cinture esplosive usate dai kamikaze musulmani in Medio Oriente; istruzioni su come un cecchino possa colpire un soldato o come un commando possa fare esplodere un convolgio militare. Una vera e propria "palestra di terrorismo virtuale", l'ha definita il procuratore capo di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, quella scoperta dalla Polizia di Stato di Catanzaro, che, stamani, ha arrestato tre persone con le accuse di addestramento alle azioni violente con finalita' di terrorismo; radicalizzazione e proselitismo nei confronti di appartenenti alle comunita' islamiche. Reati introdotti di recente nel codice penale italiano, sull'onda dell'emergenza attentati registrata a livello internazionale. Durante l'esecuzione dei provvedimenti e nel corso delle indagini, avviate nel 2007, e' stato precisato, non sono state trovate armi ne' progetti riguardanti obiettivi da colpire sul territorio nazionale, ma, come ha spiegato il questore di Catanzaro Vincenzo Roca, "nel momento in cui si passa dalla semina dell'odio alle istruzioni specifiche per un attentato, si passa all'azione concreta. L'addestramento al terrorismo - ha spiegato il questore - e' un reato contestabile non solo a chi addestra ma anche a chi si sottopone a tale addestramento". Si tratta di contestazioni entro le quali gli inquirenti hanno dovuto muoversi con estrema cautela, in quanto, ha spiegato il procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli, "c'e' il rischio di perseguire la libera espressione del pensiero o convincimenti religiosi, principi tutelati dalla Costituzione. Nel provvedimento restrittivo sono stati perseguiti atteggiamenti che esulano dal diritto. Vengono sanzionate attivita' che avrebbero potuto concretizzarsi nel proselitismo in attivita' terroristiche come il compimento di attentati suicidi. On line venivano diffuse istruzioni precise su come compiere queste azioni". Nella periferica Calabria, dunque, gli inquirenti hanno scoperto una cellula di terrorismo informatico. "Questo - ha detto il magistrato - ci ha meravigliato ma fino ad un certo punto, perche' dove c'e' una presenza islamica e' facile imbattersi in ambienti di questo tipo".

    Al centro dell'inchiesta la moschea di Sellia Marina, un centro della fascia ionica catanzarese prossimo al capoluogo. E' qui che, secondo gli uomini della Digos diretti da Marinella Giordano, l'Imam M'hamed Garouan, 57 anni, marocchino, pronunciava i suoi sermoni violenti, inneggianti al martirio ed ai principi dell'Islam piu' radicale. Poi, grazie all'abilita' informatica del figlio, Brahim, di 25 anni, le predicazioni estremiste finivano su internet, accompagnate da scene di attentati compiuti in medio Oriente o di vere e proprie esecuzioni capitali. Gli inquirenti hanno intercettato, osservato, sorvegliato i luoghi frequentati dall'imam e dal suo entourage.

    Ben 300 sono i Cd sequestrati a Garouan ed ai suoi complici, inneggianti ad Al Quaeda ed a personaggi cardine del terrorismo musulmano, come Osama Bin Laden. Tra gli arrestati anche Younes Garouan, ventottenne marocchino residente a Lamezia Terme. Altre 9 persone, (otto residenti in Calabria, uno in provincia di Ravenna) sottoposte a perquisizione domiciliare, risultano indagate. Di una quarta persona era stato chiesto l'arresto, ma il Gip non ha concesso alla Procura il provvedimento. Fra le istruzioni divulgate, a che i sistemi informatici capaci di scatenare una "guerra santa elettronica", attraverso software capace di attaccare i sistemi telematici di un paese industrializzato. Il materiale informatico ed i video divulgati venivano scaricati da siti islamisti e poi diffusi attraverso un computer. "Nel mirino del gruppo - ha spiegato il Procuratore Lombardo - non c'erano solo gli eserciti occidentali presenti in medio oriente, ma anche esponenti dello stesso Islam per il semplice fatto di essere identificati come "moderati"". I temi della propaganda erano quelli tipici dell'estremismo musulmano, come la necessita' dei martirio contro gli "infedeli" per guadagnare il Paradiso. Tutte "lezioni" teoriche ed inni alle imprese dei guerrieri mujaedin, "Ma il passo dalla teoria alla pratica - ha detto il questore Roca - e' assai breve".

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